22 Febbraio 2023 – Roma – Il testo del decreto “non risponde a ciò che è indicato nel titolo: ‘Disposizioni urgenti sulla gestione dei flussi migratori’. L’urgenza oggi non è rendere più difficile il lavoro prezioso di salvataggio dei migranti da parte delle ONG nel Mediterraneo, ma semmai nuove norme per la tutela e la protezione o il rimpatrio dei migranti salvati nel Mediterraneo, come anche norme più rigide sui respingimenti in mare – 100.000 dal 2017 –; un’attenzione agli arrivi via terra dai Balcani, che sono stati il doppio rispetto a quelli via Mediterraneo; un rinnovato impegno nel costituire un sistema unico d’accoglienza; attenzione alla realtà di Lampedusa, primo luogo d’approdo di metà di tutti i migranti che prendono la strada del Mediterraneo; nuovi accordi con i paesi di partenza; nuovo impegno per la solidarietà europea nell’accoglienza; un’attenzione particolare alla tutela dei minori non accompagnati, che sono in crescita”. Lo dice il presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego in una intervista pubblicata dal quindicinale “Il Regno”, parlando del decreto-legge del 2 gennaio 2023 recante “disposizioni urgenti in materia di transito e sosta nelle acque territoriali delle navi non governative impegnate nelle operazioni di soccorso in mare”. Per mons. Perego una nave deve “rispondere alle regole delle convenzioni internazionali e alle linee guida sul trattamento del soccorso in mare; illustri giuristi e costituzionalisti hanno già individuato nel decreto elementi d’anticostituzionalità; la commissaria per la tutela dei diritti umani del Consiglio d’Europa ha già chiesto il ritiro del decreto: sono tutti elementi che giustificano una disobbedienza civile. Mi auguro però che il Parlamento arrivi a decidere il ritiro e non, come sembra da alcune proposte, un suo ulteriore aggravamento”. Il presidente di Migrantes si dice convinto che una prima azione dell’Europa è “l’impegno per la pace e la democrazia nei paesi in guerra. Sono 34 le guerre in corso, che muovono almeno 20 milioni di persone. Un secondo impegno è per la crescita democratica nei paesi dell’Africa del Nord e del Centro, senza la quale anche la tutela delle persone è a rischio. Un terzo impegno è per lo sviluppo dei paesi poveri: rimane aperta la questione del debito estero, di progetti di sviluppo nel campo sanitario e scolastico”. Questi tre impegni – spiega mons. Perego – “potrebbero essere supportati anche da accordi per i rimpatri assistiti. Certamente, sarebbe importante una nuova operazione come Mare nostrum, ma questa volta europea, sostenuta da tutti, che porti alla chiusura dell’accordo con la Libia, che veda la solidarietà nell’accoglienza da parte di tutti gli stati d’Europa, che preveda da subito la collocazione nei diversi paesi dei richiedenti asilo”. (Raffaele Iaria)