24 Ottobre 2022 – Crema – “Ce lo siamo meritati di essere italiani”. Queste parole pronunciate dal capitano della squadra Italia 2 nel cortometraggio “Il mondiale in piazza”, per giustificare la propria identità e la propria appartenenza, ben sintetizzano il senso del Convegno che si è svolto all’Auditorium Manenti a Crema. L’idea di un Convegno regionale, organizzato dagli Uffici Migrantes della Lombardia, è nato al termine del primo anno del Corso di formazione permanente, un’esperienza senza dubbio positiva che però si vorrebbe radicare maggiormente nel territorio. Per questo si è pensato di far introdurre il Corso di formazione da una giornata di approfondimento e che questa iniziativa, che si ripeterà ogni anno, tocchi una diocesi diversa. La prima tappa è stata Crema che ha ospitato per l’intera giornata di sabato 15 ottobre quasi un centinaio di persone provenienti da diverse diocesi lombarde per confrontarsi su un tema oggi di grandissima attualità: le cosiddette seconde generazioni. Il titolo “Di generazione in generazione”: conferme o rivoluzioni?” riprende volutamente il titolo di un libro, pubblicato nel 2018, frutto di una ricerca commissionata dalle Migrantes Lombarde all’Istituto Toniolo, sulla situazione della fede, qualunque Fede , delle nuove generazioni provenienti dal processo migratorio. Questa volta però il campo di ricerca è più ampio perché oltre all’aspetto religioso si vuole indagare anche l’aspetto culturale e sociale. Per poter effettuare questa indagine indiretta non ci si è limitati ad interpellare gli scienziati, ma si è cercato di ascoltare gli stessi interessati, cioè i giovani protagonisti di questi personalissimi percorsi di integrazione. Ne è uscita una bella occasione di confronto, dove si sono misurati non soltanto gli italiani e gli italiani di diversa provenienza ma anche padri e figli, perché dove si mettono in discussione differenti generazioni, valutando pregi e difetti dei loro comportamenti, si può solo migliorare perché si punta sugli aspetti positivi che emergono dall’esperienza. Diversi gli spunti interessanti emersi dal Convegno. Il primo è senz’altro la percezione palpabile di gratitudine che i sei giovani coinvolti a diverso titolo hanno dimostrato perché per la prima volta si sono sentiti trattati alla pari e sono stati ascoltati. Ognuno di loro infatti al termine del proprio intervento, ha dato l’impressione di essere un vero e proprio laboratorio multiculturale, dove hanno trovato posto, seppur in maniera diversa e in percentuali variabili, la cultura di origine e la cultura italiana. Il secondo è che le migrazioni sono un dato strutturale e non eccezionale. Per questo è ora di smettere di considerare la diversità come un problema. Anzi, come ha sottolineato p. Aldo Skoda si si sono raggiunti risultati positivi solo quando la diversità è stata considerata come un elemento arricchente di una comunità. In questa logica le migrazioni possono anche essere un fatto positivo, stando alla profezia di Geremia, citata dal vescovo Gianotti nella lectio divina iniziale. Al capitolo 29,4 il profeta, riferendo la parola del Signore, incita i deportati a Babilonia a costruire case, a coltivare orti, a prendere moglie, a generare figli… insomma a moltiplicarsi. E così conclude: «Cercate il benessere del paese in cui vi ho fatto deportare…, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere». Un ragionamento che non fa una piega e che può essere tranquillamente ribaltato: lo star bene dell’emigrato è sinonimo dello star bene di tutti coloro che vivono in quel luogo. Ora i giovani figli dei migranti non sono migranti, non hanno vissuto la migrazione, ma ne hanno solo sentito parlare dai genitori. E questa nuova realtà deve portarci a compiere scelte sia pastorali che sociali del tutto nuove: passare da un fare per, che genera servizi, a un fare con, che genera un cammino condiviso; di conseguenza dare voce ai protagonisti; utilizzare tutti gli spazi, istituzionali e no, per intraprendere cammini che aiutino quello scambio che, per essere vero, deve prevedere un arricchimento reciproco: la scuola, l’oratorio, lo sport, le espressioni artistiche… Sono tutte preziose occasioni per gettare le basi di quella integrazione istituzionale che ha come ultimo obiettivo la pari dignità nelle strutture.
L’Integrazione Film Festival di Bergamo e Sarnico, ampiamente presentato, è uno splendido esempio di come la settima arte possa farsi portavoce di tantissime istanze, indicando anche percorsi positivi. A questo punto non ci rimane altro che far tesoro di questi suggerimenti incominciando dalla definizione stessa di queste generazioni, che sul modello dei nativi digitali, possono essere a buon diritto chiamati nativi multiculturali. (a cura dell’Ufficio Migrantes Crema)