19 Settembre 2022 – Città del Vaticano – Il tema del rapporto con la ricchezza, con il denaro, attraversa questa pagina di Luca. Da leggere bene perché sembra un controsenso rispetto a quanto Gesù va dicendo, nel suo cammino verso la città di Gerusalemme, la meta cui tendere. Una pagina che si inserisce tra il racconto del padre misericordioso che accoglie il figlio tornato dopo aver sperperato la sua parte di eredità, il Vangelo di domenica scorsa, e la parabola del ricco, di cui non conosciamo il nome, e di Lazzaro, la prossima domenica. Anche le letture sono in sintonia con il tema delle ricchezze: il profeta Amos pone in primo piano la giustizia sociale, e in modo particolare nei confronti dei più deboli, e condanna le ingiustizie operate: “voi che calpestate il povero e sterminate gli ultimi”. Nella sua lettera a Timoteo, Paolo invita a pregare per coloro che hanno responsabilità di governo “perché possano condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio”. Brani che, possiamo dire, sottintendono una domanda: ciò che conta e dà sicurezza è il denaro?
Eccoci alla pagina dell’amministratore scaltro, e anche un po’ imbroglione, che il padrone licenzia. Leggiamo in Luca, che “per farsi degli amici” condona una parte di quanto i debitori devono al suo datore di lavoro. Compie una frode, in sostanza, ma il padrone, saputo il fatto, si congratula con lui. E qui cominciano i nostri problemi: si può lodare un imbroglione, che “agisce con furbizia, cerca una soluzione, è intraprendente”?
Papa Francesco, all’Angelus, spiega che Gesù “prende spunto da questa storia per lanciarci una prima provocazione: i figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Capita cioè che, chi si muove nelle tenebre, secondo certi criteri mondani, sa cavarsela anche in mezzo ai guai, sa essere più furbo degli altri; invece, i discepoli di Gesù, cioè noi, a volte siamo addormentati, oppure siamo ingenui “. Come dire, c’è un’astuzia mondana e c’è, contrapposta, l’astuzia cristiana, o almeno dovrebbe.
Nei momenti “di crisi personale, sociale, ma anche ecclesiale” dice il Papa, “a volte ci lasciamo vincere dallo scoraggiamento, o cadiamo nella lamentela e nel vittimismo. Invece – dice Gesù – si potrebbe anche essere scaltri secondo il Vangelo, essere svegli e attenti per discernere la realtà, essere creativi per cercare soluzioni buone, per noi e per gli altri”.
Ecco l’insegnamento sull’utilizzo dei beni che Francesco sottolinea: “fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”. Le congratulazioni, se così possiamo dire, non sono per l’azione ingiusta, ma per l’atto dell’amministratore di farsi degli amici. Per ereditare la vita eterna, afferma il Papa, “non serve accumulare i beni di questo mondo, ma ciò che conta è la carità che avremo vissuto nelle nostre relazioni fraterne”. Cristo ci chiede di non usare i beni di questo mondo solo per il nostro “egoismo”, ma “servitevene per generare amicizie, per creare relazioni buone, per agire nella carità, per promuovere la fraternità ed esercitare la cura verso i più deboli”.
Anche nel mondo di oggi, sottolinea Papa Francesco, vi sono “storie di corruzione come quella che il Vangelo ci racconta; condotte disoneste, politiche inique, egoismi che dominano le scelte dei singoli e delle istituzioni, e tante altre situazioni oscure”. Tuttavia, i cristiani non possono scoraggiarsi o “lasciar correre, restare indifferenti. Al contrario, siamo chiamati – afferma il vescovo di Roma – a essere creativi nel fare il bene, con la prudenza e la scaltrezza del Vangelo, usando i beni di questo mondo – non solo quelli materiali, ma tutti i doni che abbiamo ricevuto dal Signore – non per arricchire noi stessi, ma per generare amore fraterno e amicizia sociale”.
Nelle parole che pronuncia dopo la preghiera mariana, esprime vicinanza alle famiglie delle vittime dei combattimenti tra l’Azerbaigian e l’Armenia: “la pace è possibile quando tacciono le armi e incomincia il dialogo”. Prega per il “martoriato popolo ucraino e per la pace in ogni terra insanguinata dalla guerra”. E ha un pensiero per le popolazioni delle Marche colpite da una violenta inondazione: “il Signore dia forza a quelle comunità”. (Fabio Zavattaro -Sir)