15 Agosto 2022 – Brescia – Abbiamo passato il Ferragosto del 2021 vedendo le immagini dell’immane operazione umanitaria e militare scatenata dalla ripresa di Kabul da parte dei Talebani; 4.890 afghani arrivarono in Italia in pochi giorni, mentre scatenavamo una gara di parole per dire che “l’accoglienza era un dovere”, nonostante fosse chiaro per tutti, soprattutto per gli “addetti ai lavori” nel campo dell’accoglienza, che era difficile esercitarla perché alcuni decreti rendevano impossibili l’applicazione di misure straordinarie per persone costrette a fuggire e poter esser accolte “per motivi umanitari”. Ma poco importa, era importante condannare il regime talebano e il fallimento di una lunga operazione militare in quella terra in corso da decenni da nazioni diverse e da schieramenti diversi. L’accoglienza venne gestita in larga parte dal nostro Esercito, lasciando “a bocca asciutta”, in prima battuta, tutti quelli che volevano prodigarsi. Riprese il lavoro e la scuola, una nuova ondata di covid fece spostare la nostra attenzione; a inizio 2022 il conflitto in Ucraina calamitò la nostra attenzione e ci scontrammo nuovamente con le difficoltà nella macchina di accoglienza che non prevedeva più la doverosa accoglienza per chi scappava da una guerra. L’impegno del mondo ecclesiale, del Terzo Settore, degli enti locali e della generosità di tanti ha reso possibile ciò che abbiamo fatto. Ma in questo Ferragosto di un anno dopo la tragedia dell’Afghanistan, mi chiedo cosa ci rimane di quella esperienza? Un anno fa scrivevo commentando quella esperienza e il moto di accoglienza vissuto in quei giorni: “[…] si tratta adesso di non vivere così solo per qualche giorno, ma di allargare questo stile a tutti i fratelli e le sorelle che per motivi diversi hanno bisogno di essere accolti”. Sono passati 365 giorni e non so se ci siamo mai chiesti che fine hanno fatto le 4.890 persone arrivate, dove sono, se hanno ancora bisogno di aiuto. Non so se sappiamo che all’11 Agosto 2022 tra il mare e la terribile rotta balcanica sono arrivati altri 3.504 afghani (dati del Ministero dell’Interno), ma questi non erano collaboratori dei nostri governi occidentali e hanno dovuto soffrire molto di più per riuscire a scappare, ma di questi non parleremo mai; non fanno notizia e non ci disturberanno in questo Ferragosto con immagini drammatiche, abbiamo ben altro a cui pensare con le prossime elezioni alle porte, sperando che almeno ci ricorderemo l’importanza dell’accoglienza quando sceglieremo chi ci governerà. Come un anno fa’ voglio riscrivere le stesse parole: “In questo caldo tempo estivo voglio augurarmi che la vicenda dell’Afghanistan ci aiuti ad accorgerci maggiormente che il fenomeno della mobilità umana è dettato da storie di vita reali caratterizzate dalla sofferenza, dall’ingiustizia e dalla mancanza di libertà. Non ci si muove per comodità ma per poter vivere realmente; cosi come oggi, quasi tutti, anche coloro che non avevano progetti di accoglienza, dicono “che è un dovere morale accogliere”, mi auguro che non dimentichiamo che questa scelta è vera: l’accoglienza fa vivere chi la esercita e fa vivere chi la riceve”. Speriamo che in Agosto 2023 avremo imparato a interessarci di chi accogliamo e far nascere scelte concrete dall’accoglienza e non a nutrire solo la nostra emotività; speriamo che questo tempo ci insegni che la storia della mobilità umana va’ conosciuta e non usata a propria comodità. (don Roberto Ferranti)