28 Luglio 2022 – La pagina del Vangelo di questa domenica, piuttosto diretta, non ha bisogno di interpretazioni: “fate attenzione e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede” (…). È necessario arricchirsi davanti a Dio!
Nel Vangelo le regole che riguardano la ricchezza si possono ridurre essenzialmente a due soltanto: non accumulare; quello che hai ce l’hai per condividerlo.
Ma, visto che conquistare dei beni è un’aspirazione umana fondamentalmente e che i beni sono comunque necessari per una giusta esistenza, Gesù, con la parabola del ricco stolto, mette in guardia da un atteggiamento che allontana da Dio e dal prossimo e non assicura affatto dalla miseria, dalla vecchiaia e dalla morte. Tutt’altro.
L’accumulo delle ricchezze è il contrario del Padre Nostro. In quella preghiera non si dice mai ‘io’, ‘mio’, ma sempre ‘tu e tuo; noi e nostro’: la radice del mondo nuovo, inaugurato da Gesù. L’uomo ricco della parabola, invece, è tutto un ‘io-mio’ ed è solo al centro del suo deserto di relazioni: “i miei beni, i miei raccolti, i miei magazzini, me stesso, anima mia; demolirò, costruirò, raccoglierò…”. Non ha un nome proprio, perché il denaro ha mangiato la sua anima, si è impossessato di lui, è diventato la sua stessa identità: è ‘un ricco’ senza identità visto che nessuno entra nel suo orizzonte e non c’è alcun ‘tu’ a cui rivolgersi. Uomo senza aperture, senza brecce e senza abbracci. Questa non è vita.
E, non a caso, Gesù la mette in correlazione con la sorte di tutti: la morte. “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta indietro la tua vita”; ma quell’uomo ha già allevato e nutrito la morte dentro di sé con le sue scelte. È già morto agli altri, e gli altri per lui. La morte ha già fatto il nido nella sua casa. Perché, sottolinea la parabola, la sua vita non dipende dai suoi beni, non dipende da ciò che uno ha, ma da ciò che uno dà.
La vera ricchezza e la vera vita sono solo di ciò che si dà via. Alla fine dei giorni, sulla colonna dell’avere resta soltanto ciò che avremo avuto il coraggio di mettere nella colonna del dare. Chi accumula ‘per sé’, invece, lentamente muore.
Arricchire davanti a Dio significa ricevere vita in cambio dell’amore donato.
Prendersi cura della felicità di qualcuno, aiuta Dio a prendersi cura della propria. (p. Gaetano Saracino)