Vangelo Migrante: Ascensione del Signore | Vangelo (Lc 24,46-53)

26 Maggio 2022 – Ascensione è la navigazione del cuore, che conduce dalla chiusura in te, all’amore che abbraccia l’universo. Così papa Benedetto definisce questo mistero a cui Gesù chiama gli apostoli, un gruppetto di uomini impauriti e confusi, un nucleo di donne coraggiose e ogni fedele. Li spinge a pensare in grande, a guardare lontano, ad essere il racconto di Dio “a tutti i popoli”.

La liturgia della parola di questa domenica propone un duplice racconto dell’Ascensione attinto dall’unica opera dell’evangelista Luca divisa in due parti: il Vangelo e gli Atti degli Apostoli. “Mentre lo guardavano, fu elevato in alto”. E ancora: “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”. I racconti, pur con particolari diversi, non si contraddicono. Entrambi non considerano l’Ascensione come l’addio di Gesù ai suoi discepoli ma come sigillo del compimento del Suo ministero in mezzo a loro.

Terminata la missione di Gesù, comincia quella degli apostoli e dei discepoli: “di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra”.

L’Ascensione è il passaggio dalla missione di Gesù alla missione della Chiesa. Sono i discepoli in prima persona che devono farsi carico dell’evangelizzazione. Eloquente è quello che si legge nel racconto degli Atti: “uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.

Nell’Ascensione si stampa nella mente e nel cuore del discepolo la meta ultima della sua fede e della vita della Chiesa: l’avvento, il ritorno di Gesù, fonte di gioia e sostegno di speranza. Ma allo stesso tempo gli viene consegnato un monito: non lasciarsi incantare in una vana contemplazione del cielo. Vana è la contemplazione che non porta ad impegnarsi per vivere quotidiane relazioni di fraternità e di comunione. Vana è la contemplazione che non si occupa del bene comune. Vana è anche la contemplazione di chi pretende che questa terra sia già il cielo.

La vicinanza di Dio, attraverso l’azione dello Spirito Santo, non si sostituisce all’azione dei discepoli, ma contribuisce in maniera essenziale a renderla efficace. Essa è presente nel profondo delle cose. Nel mondo non esiste solo la forza di gravità verso il basso, ma anche una forza di gravità verso l’alto: siamo eretti noi, lo sono gli alberi, i fiori, la fiamma, sale l’acqua delle maree e la lava dei vulcani. Una nostalgia di cielo.

L’Ascensione annuncia un ‘oltre’: la realtà non è solo quello che si vede; in ogni cosa, anche nel patire, Dio ha immesso scintille di risurrezione, squarci di luce nel buio, crepe nei muri delle prigioni. Ed è con noi. Sempre e per sempre! (p. Gaetano Saracino)

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