Alice e il Circus di Kiev adottati dall’Italia, il Paese delle meraviglie

8 Aprile 2022 –

Milano – Il teatro ha salvato la vita ai trenta artisti del Circus-Theatre Elysium di Kiev. Erano venuti in Italia dall’Ucraina il 5 febbraio per raccontare cantando, ballando, facendo acrobazie, la fiaba “Alice nel paese delle meraviglie” e quando è cominciata la guerra, con le bombe sganciate dai russi sulla capitale ucraina, si trovavano a Bologna. E sono rimasti bloccati. Adesso si sentono al sicuro, avvolti in una rete di solidarietà imbastita dal mondo dello spettacolo e dalle istituzioni, ma cosa sarebbe successo se Yuliia Palaida (Alice), Yuliia Oshchepkova (Regina), Ruslan Gorobets (il cappellaio matto) e gli altri ballerini, clown e acrobati del circo fossero tornati nelle loro case, in patria? La prima reazione, per tutti, è stata di sgomento e paura. «Non sapevamo come stavano i nostri familiari a Kiev, se si fossero salvati dai bombardamenti, se erano ancora vivi: i collegamenti con l’Ucraina si sono interrotti spesso nei primi quindici giorni del conflitto e non potevamo avere contatti con loro perché si erano rifugiati nei bunker antiaerei». Poi la situazione si è chiarita. Stanno tutti bene. «In seguito i nostri cari si sono trasferiti nella parte occidentale del Paese – precisa Palaida, che in Ucraina ha lasciato il marito e il padre, arruolati nell’esercito – dove i combattimenti non sono ancora arrivati». Ma l’andamento della guerra, purtroppo, non lascia sperare in un “cessate il fuoco” entro breve.

Grazie alla disponibilità di diversi teatri italiani e all’impegno del produttore Roberto Romaniello, il tour del circo Elysium, che si doveva concludere il 14 marzo a Brescia, è potuto proseguire. Stasera (inizio ore 21) la compagnia ucraina si esibisce con Alice in wonderland all’Arcimboldi di Milano, dove resterà anche domani e domenica (l’ultima replica è alle ore 16).

Al seguito del cast costituto da grandi professionisti a livello internazionale ci sono anche due tecnici, il direttore esecutivo Aleks Sakharov e la moglie Yuliia, coreografa. Romaniello, oltre a cercare i contatti con gli enti teatrali per garantire i prossimi spettacoli, almeno fino a metà maggio, si è interessato dell’ospitalità da offrire ai parenti degli artisti, una quindicina tra mamme e bambini fatti arrivare in Italia con un viaggio speciale. «Tra loro c’è anche una nonna – precisa l’impresario –, tutti sono stati accolti in alloggi nella zona di Reggio Emilia, dove il sindaco e il teatro municipale “Romolo Valli” si sono prodigati, insieme a noi, anche per il disbrigo delle pratiche burocratiche necessarie alla permanenza in Italia». Un’adozione speciale. «Siamo grati a tutti gli italiani che ci hanno dato la possibilità di prolungare il nostro tour e di rimanere in questo periodo di emergenza» ha commentato Sakharov, che adesso è ospite con la moglie e la figlia di 5 anni e mezzo in un appartamento di Montevecchia, in provincia di Lecco. La consorte di Sakharov aveva lasciato il marito e gli altri artisti del gruppo a Roma il 13 febbraio, dopo l’allestimento dello spettacolo al Brancaccio per tornare dalla bambina a Kiev: una settimana dopo però è scoppiata la guerra e lei si è trovata nel mezzo degli scontri armati. È stata costretta quindi a rifugiarsi nelle cantine della scuola della figlia e, passato il primo momento critico, dopo una settimana, è stata accompagnata da amici, insieme con la piccola, fino in Polonia e da qui ha raggiunto Dresda, in Germania, dove mamma e figlia hanno preso un volo per Milano e si sono ricongiunte a papà Aleks. «Lavorare, per questi artisti, è assolutamente fondamentale in questo momento – sottolinea Romaniello –, anzi possiamo dire che rappresenta la vita, perché possono restare concentrati, ancorati al presente, e così guadagnare il necessario per aiutare le loro famiglie a sopravvivere: i guai peggiori, anche dal punto di vista psicologico, cominciano invece quando non si lavora più». Comunque non è facile stare sul palcoscenico senza pensare a quello che sta succedendo nella propria città dilaniata dai bombardamenti e senza preoccuparsi per il futuro della patria. C’è tensione tra gli artisti dietro le quinte, ma anche la gioia di potersi esprimere con la propria arte di fronte a un pubblico generoso con il quale si è creata una forte empatia. «Alla fine dello show c’è sempre un momento assai commovente – racconta Romaniello –, un abbraccio ideale con gli spettatori dove la bandiera gialla e blu dell’Ucraina sventola sul palco». I biglietti per le repliche del’TAMm, a Milano stanno andando a ruba: «Lo spettacolo faceva “sold out” anche prima – ricorda il produttore – ma adesso, in più, c’è anche una spinta emotiva». Il Circus-Theatre Elysium è nato nel 2012 e lo spettacolo ispirato alla fiaba di Lewis Carroll – 100 sfavillanti minuti di puro divertimento con musica, effetti speciali, atmosfere oniriche e scene in 3D – è un progetto artistico del regista Oleg Apelfed portato avanti con il contributo della direttrice del Circo Nazionale dell’Ucraina, Maria Remneva.

Alla rete di solidarietà a favore dei circensi di Kiev hanno finora aderito, oltre al teatro milanese della Bicocca, ERT Fondazione, Accademia Perduta/Romagna Teatri, il Teatro Regio di Parma. Le date di aprile: Teatro Del Giglio di Lucca (il 13), Teatro Sociale di Mantova (14), Teatro “Diego Fabbri” di Forlì (15), Creberg di Bergamo (22), Gran Teatro Geox di Padova (24), Politeama di Genova (26) e, infine, Gran Teatro Morato di Brescia (1° maggio) e Manzoni di Pistoia, il 6 maggio.  (Fulvio Fulvio – Avvenire)

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