Ucraina: papa Francesco, guerra “bestiale”, “barbara”, “sacrilega”

28 Marzo 2022 – Città del Vaticano – Ancora un forte appello alla pace e un no alla guerra che non porta da nessuna parte. Papa Francesco, al termine della preghira dell’Angelus, ieri mattina, ha definito la guerra “bestiale”, “barbara”, “sacrilega”. “E’ passato più di un mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina- ha detto –  dall’inizio di questa guerra crudele e insensata che come ogni guerra rappresenta una sconfitta per tutti, per tutti noi”. Il Papa  evoca anche lo spettro di un conflitto globale che potrebbe essere, nel caso dell’utilizzo di armi nucleari, senza ritorno. “Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia”. Da qui la preghiera affinché ogni responsabile politico rifletta su questo e si impegni,”guardando alla martoriata Ucraina, di capire come ogni giorno di guerra peggiora la situazione per tutti”. “Perciò rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace”. La guerra è “luogo di morte, dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono”. Il pensiero di papa Franceso va soprattutto ai bambini: metà di loro sono già usciti dall’Ucraina. “Questo vuol dire – ha detto – distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli innocenti”. “Proprio due anni fa – ha ricordato lui stesso all’Angelus – da questa piazza abbiamo elevato la supplica per la fine della pandemia. Oggi l’abbiamo fatto per la fine della guerra in Ucraina”. E come per la prova della pandemia anche oggi, con le bombe che devastano un Paese nel cuore dell’Europa, papa Francesco torna ad indicare che non se ne può uscire senza cambiare, tutti, profondamente. “La guerra non può essere qualcosa di inevitabile. Non dobbiamo abituarci alla guerra, dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani perché se da questa vicenda usciremo come prima saremo in qualche modo tutti colpevoli”. E per questo “c’è bisogno di ripudiare la guerra”.

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