24 Febbraio 2022 – Firenze – Nel Sud del Mediterraneo si specchia il futuro dell’umanità. È proprio così, se si pensa che la percentuale di giovani con meno di quindici anni nei Paesi che vi si affacciano è doppia rispetto a quella europea e che le persone che convergono sulle sue coste provengono dai Paesi, quelli asiatici e africani, in cui si concentra oltre la metà della popolazione mondiale di adolescenti. Questi giovani hanno il diritto di crescere e di accedere a tutte le possibilità, hanno il diritto di realizzare la propria personalità: rappresentano il pianeta di domani e dal loro successo dipende quello dell’intero genere umano. Eppure, la realtà spesso tradisce le loro aspirazioni.
È a questi giovani che rivolge il pensiero il Presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto ieri davanti ai circa 60 Vescovi riuniti a Firenze fino al 27 febbraio per discutere delle attuali sfide intermediterranee. Perché, ha detto il Primo ministro, occuparsi del Mediterraneo vuol dire innanzitutto prendersi cura delle nuove generazioni, tutelare i loro diritti e, dunque, combattere gli ostacoli che si frappongono alla loro piena realizzazione: la disoccupazione e le discriminazioni del mondo del lavoro, gli insufficienti investimenti nella scuola e nella formazione, la crisi climatica e l’inquinamento, con i disastri ecologici e ambientali che ne derivano, l’instabilità politica che minaccia la sicurezza e impedisce ogni progetto.
Tutto ciò intrappola i giovani mediterranei nel destino di spostarsi da sud verso nord. Parlare di giovani e di Mediterraneo conduce fatalmente a parlare di migrazioni. Anche la migrazione, come tutte le altre sfide mediterranee, riguarda in primo luogo i giovani. Ed è una migrazione spesso difficile, non liberamente scelta, ma imposta dalla durezza del contesto di provenienza, dalle scarse opportunità che offre. In molti casi, è una migrazione senza alternative, la più rischiosa perché la più disperata. Chi la intraprende è disposto ad accettare l’evenienza della morte ai confini d’Europa evocata dal card. Gualtiero Bassetti, per freddo nella neve dei Balcani o per annegamento nelle acque del Canale di Sicilia o dell’Egeo. Non sono solo i Paesi di provenienza a perdere i loro cittadini di domani: quella che migra è la gioventù del mondo ed è allora l’umanità intera a privarsi del proprio futuro.
Mario Draghi ha invocato una gestione della migrazione nuova, che sia condivisa, equilibrata, umana. Per realizzarla, ha chiesto l’aiuto dei Vescovi di fronte a lui, sottolineando il loro ruolo imprescindibile di guide del dialogo e della mediazione. La sua speranza è che il Convegno incoraggi un contrasto concreto e quotidiano alle divisioni e alle ingiustizie, che parta dal cuore delle comunità mediterranee, che si svolga al livello delle persone. È un tema che ritorna, è il grande tema di questo Convegno: impegno nella solidarietà e nella vicinanza, come tra i Vescovi a Firenze così per i popoli che li aspettano in patria e per tutti i popoli del mondo. (Livia Cefaloni)