IV Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 4,21-30)

27 Gennaio 2022 – La meraviglia e l’ammirazione per Gesù si trasformano repentinamente in sdegnosa ostilità nel momento in cui la gente di Nazareth comincia a dire: “non è costui il figlio di Giuseppe?”

Una domanda retorica che non esprime la presunzione di conoscere già tutto di Lui ma l’insinuazione e la pretesa di avere diritti speciali, un trattamento di assoluto favore rispetto a tutti gli altri. Quasi la condizione per poter credere in Lui e a quello che sta dicendo.

Ma non è con il pane e i miracoli che si liberano le persone; quello, piuttosto, è il modo per impossessarsi di loro. Dio, invece, non si impossessa e non invade. Dio vuole servire l’uomo e cambiargli il cuore.

Gesù smaschera il loro pensiero e lo argomenta. Lui è un profeta ma non uno di quelli che accomoda le coscienze ma uno che le scortica. E il Suo Dio non è un taumaturgo a disposizione tra i vicoli del paese ma uno che sconfina. Materialmente e spiritualmente. Nella scia della più grande profezia biblica racconta come attraverso il profeta Elia, Dio protegge una vedova forestiera a Zarepta di Sidone e attraverso Eliseo guarisce il generale Naaman il Siro, nemico d’Israele, lebbroso. Persone che non hanno chiesto miracoli per credere ma hanno creduto e, credendo, hanno ottenuto miracoli. Quei profeti trovarono la fede autentica fuori da Israele.

Tutta la storia biblica mostra che la persecuzione è la prova dell’autenticità del profeta: “nessuno è profeta in patria!”. E Gesù è quel profeta che rivela un Dio di sconfinamenti, la cui patria è il mondo intero, la cui casa è il dolore e il bisogno di ogni uomo.

“Sbagliarci su Dio è il peggio che ci possa capitare. Perché poi ti sbagli su tutto, sulla storia e sul mondo, sul bene e sul male, sulla vita e sulla morte” (D.M. Turoldo).

Il rischio di comportarsi come gli abitanti di Nazareth è tutt’altro che remoto e, oggi, assume diverse forme. L’insistenza con cui papa Francesco invita ad uscire verso le periferie del mondo, esprime la sua ferma volontà di opporsi a questo rischio. È in atto una profezia: come Gesù, essa non fugge e non si nasconde ma passa in mezzo, aprendosi un solco come di seminatore, mostrando che la si può ostacolare ma non bloccare.

Parafrasando un bravo cantautore: “non puoi fermare il vento, gli fai solo perdere tempo” (F. De Andrè).

p. Gaetano Saracino

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