15 Dicembre 2021 – Reggio Emilia – Con un testo manoscritto in inglese e italiano arriva l’invito per domani giovedì 16 dicembre alle 18 in Polveriera (piazzale Sant’Oscar Romero) a Reggio per la presentazione del progetto finanziato da Fondazione Migrantes e Associazione Rabbunì “Laboratorio di sartoria ZIG ZAG: nuove tessiture di vita e di bellezza”.
Incontrando sulla strada le persone vittime di tratta e mettendoci in loro ascolto, “abbiamo notato – spiegano alla Migrantes della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla – come la richiesta di un lavoro sia stato e sia tra quelle che più frequentemente ci vengono rivolte: da questo è nato il desiderio e si è sentito il bisogno di costruire occasioni di lavoro regolare. L’emergenza Covid ha messo ulteriormente in luce la necessità di avere proposte lavorative per le persone che incontriamo. È quindi nata l’idea di valorizzare le competenze proprie delle culture di provenienza e come associazione abbiamo deciso di misurarci con percorsi di professionalizzazione in ambito sartoriale”. La sartoria e la presenza in laboratorio sono il primo passo per accogliere totalmente le potenzialità e i problemi di queste donne, che qui vedono anche l’inizio di un percorso di inserimento più ampio (corso di lingua, incontri di conoscenza del sistema sanitario e dei percorsi di inserimento lavorativo regolari). L’esperienza di questo primo anno di progetto – sottolinea la Migrantes reggiana – “ha messo in evidenza il desiderio delle ragazze di apprendere come confezionare abiti per loro stesse: crediamo sia importante accogliere questa volontà e questo impegno delle ragazze, per aiutarle a riportare l’attenzione su loro stesse e sulla loro vita e per la crescita della loro dignità e considerazione di sé. È questo il motivo per cui, con questo secondo anno di progetto, vorremmo creare ‘tessuti di bellezza’, realizzando anche modelli e abiti. Abbiamo inoltre deciso che il laboratorio venga inserito in un contesto parrocchiale perché venga favorita l’integrazione tra le ragazze e il territorio diocesano e la sensibilizzazione delle comunità rispetto alle esperienze e alle difficoltà che vivono le ragazze”.