Vangelo Migrante: XXXIII domenica del Tempo Ordinario (Vangelo Mc 13, 24-32)

11 Novembre 2021 – L’universo è fragile nella sua grande bellezza: “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte”, dice Gesù nel suo discorso sulle ultime cose.

Parole finali. Sconvolgenti. Eppure non è questa l’ultima verità: se ogni giorno c’è un mondo che muore, ogni giorno c’è anche un mondo che nasce, un germoglio che spunta, gemme che annunciano l’estate. Quante volte si è spento il sole, le stelle sono cadute a grappoli dal nostro cielo, lasciandoci vuoti, poveri, senza sogni: una disgrazia, una delusione, la morte di una persona cara, una sconfitta nell’amore, ingiustizie perpetrate su di noi e sui fratelli. Situazioni per cui è stato necessario ripartire, ricominciare e, con un’infinita pazienza, guardare, oltre l’inverno, ad una estate che inizia con il quasi niente. Appunto: come una gemma su un ramo.

Gesù non ama la paura. La sua umanissima pedagogia è semplice: non avere paura, non fare paura, liberare dalla paura. Vuole raccontare non la fine ma il fine della storia: Dio è vicino, è qui, come la primavera nel cosmo. E ci porta alla scuola delle piante perché le leggi dello spirito e le leggi profonde della creazione coincidono: da una gemma di fico possiamo imparare che il futuro del mondo “non è compiuto così com’è, ma è qualcosa che deve svilupparsi ancora oltre, e che deve essere inteso più in profondità. Il mondo è una realtà germinante” (R. Guardini), incamminata verso una pienezza profumata di frutti.

Non siamo in balia della paura e degli eventi che sembrano sopraffarci: il Regno di Dio è vicino! Sta alla porta, e bussa. Viene non come un dito puntato, ma come un abbraccio; non portando un’accusa ma un germogliare di vita.

Non resta che farsi trovare e accoglierlo! (p. Gaetano SARACINO)

 

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