Vangelo Migrante: XXXI domenica del Tempo Ordinario (Vangelo Mc 12,28-34)

28 Ottobre 2021 – Al tempo di Gesù si discuteva animatamente sulla gerarchia dei comandamenti. “Qual è, il primo di tutti i comandamenti?” chiede uno scriba.

Sebbene fosse diffusa una certa priorità per il terzo, quello che prescrive di santificare il sabato, perché anche Dio lo aveva osservato, la risposta di Gesù, come al solito, spiazza e va oltre: non cita nessuna delle dieci parole, ma colloca al cuore del Vangelo la stessa cosa che sta nel cuore della vita: ‘tu amerai’. Un verbo al futuro, come per un viaggio mai finito.

“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non aggiunge nulla di nuovo: le due parole sono già scritte nel Libro. La prima è uno dei testi più cari, quotidiani e amati della pietà ebraica con cui si esprime la fede amorosa di Israele per il suo Dio. La seconda è tratta dal levitico e non si limita a chiedere di non fare del male al prossimo, ma chiede in positivo di fare il suo bene.

La novità sta nel fatto che le due parole fanno insieme una sola parola: “amerai”. L’origine dei nostri mali, dei fondamentalismi, di tutte le arroganze, del triste individualismo sta nell’averle separate. L’amore per il prossimo è un’esigenza irrinunciabile della nostra fede, perché fa parte delle intenzioni di Dio. Vivere il comandamento dell’amore del prossimo significa salvare l’amore di Dio dalle sue facili illusioni: è il segno verificabile e convincente dell’amore per Dio.

Quando uno ama sa che cosa deve fare e non ha bisogno del pungolo di alcuna legge. (p. Gaetano SARACINO)

 

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