7 Ottobre 2021 – Un giovane si rivolge a Gesù e gli chiede la Vita che non ha: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”
Gesù con una domanda gli chiarisce che Lui sarà pure un maestro, ma la bontà è di Dio ed è sempre Dio che elargisce quanto gli sta chiedendo. Il riferimento a Dio sono i comandamenti che Gesù espone e che il giovane ammette di seguire.
Ma non basta: per la vita eterna occorre un di più. Gesù gli dice: “va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”
La richiesta è introdotta da una nota dell’evangelista: “allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò …” Non è uno sguardo di stima e basta, ma è il coinvolgimento di Dio fino in fondo con quel giovane e con ogni figlio, preda di una trappola: l’eterna tentazione di ottimizzare le cose di questo mondo con le ‘cose’ di Dio. Quasi che esse siano sullo stesso tavolo e che siano intercambiabili a nostro piacimento.
No. le cose di Dio vengono prima e questa priorità la riconosci solo quando non metti dinanzi a Lui nient’altro e non fai dipendere la tua vita da nient’altro: “non avrai altro Dio all’infuori di me!” Il fatto che la proposta di Gesù venga percepita come distacco-rinuncia e non come ricchezza-prima, è la prova che quel giovane, in fondo, non la cerca la Vita che gli manca perché si fa bastare i beni che ha. La commozione di Gesù (lo amò) è la lacrima che quel giovane non versa.
Il Vangelo prosegue descrivendo lo sconcerto dei discepoli. Gesù mette bene in chiaro che ‘il tutto’ richiesto ad essi viene dopo ‘il tutto’ dato da Dio: “tutto è possibile a Dio!” Il distacco da casa, fratelli, madre padre, figli e campi assieme alle persecuzioni sono contemporaneamente la spinta fuori da questo mondo e il salto nella vita di Cristo.
Nulla sarà mai troppo se in cambio abbiamo quello che Dio ha da darci “in questo tempo … e nel tempo che verrà!” (p. Gaetano Saracino)