L’accoglienza, uno stile da vivere ogni giorno

23 Agosto 2021 – Brescia – Devo ammettere che in questi giorni sono un po’ confuso mentre guardo quello che sta succedendo nel mondo. Mi impressiona la natura che ha fatto tremare Haiti, già duramente provato dalla sua situazione socio-politica; mi ha impressionato il precipitare della situazione in Afghanistan, una situazione che è riuscita a rendere tutti, a cavallo del Ferragosto, esperti di politica internazionale; mi ha impressionato vedere il volto bello, soprattutto dei giovani, impegnati a Kabul nel mondo della cooperazione internazionale, mondo spesso dimenticato perché “lo fanno per lavoro”; mi ha impressionato e anche confuso il desiderio di accoglienza che stiamo manifestando verso questi fratelli e sorelle afghani che stanno arrivando sul nostro territorio.

Mi auguro che sia davvero una conversione sincera; nell’estate del 2018 una nave della marina militare italiana, la Diciotti, con 177 migranti a bordo, venne tenuta in mare per 5 giorni, nell’estate 2019 la nave militare Gregoretti con 131 migranti a bordo veniva lasciata in mare per diversi giorni perché accogliere era diventato quasi reato. Cito solo questi due casi perché riguardano navi militari, così come sono militari gli aerei che stanno arrivando dall’Afghanistan.

Mi chiedo cosa ha fatto scattare in noi un maggior desiderio di accoglienza. Forse se ci fossimo documentati meglio sulla provenienza di coloro che bussavano alle nostre porte, e che erano sulla Diciotti e sulla Gregoretti, saremmo stati meno egoisti nel rispondere. Avremmo capito che dietro a quei numeri ci sono delle storie di vita e di fatica.

In questo caldo tempo estivo voglio augurarmi che la vicenda dell’Afghanistan ci aiuti ad accorgerci maggiormente che il fenomeno della mobilità umana è dettato da storie di vita reali caratterizzate dalla sofferenza, dall’ingiustizia e dalla mancanza di libertà. Non ci si muove per comodità ma per poter vivere realmente; cosi come oggi, quasi tutti, anche i Comuni che non avevano progetti di accoglienza, dicono “che è un dovere morale accogliere”, mi auguro che non dimentichiamo che questa scelta è vera: l’accoglienza fa vivere chi la esercita e fa vivere chi la riceve.

Nella disgrazia, sento di essere grato al popolo afghano che ci costringe a guardare finalmente in faccia chi accogliamo, rendendoci conto che abbiamo una parte di colpa di questa loro situazione. Era ora che ce ne rendessimo conto; si tratta adesso di non vivere così solo per qualche giorno, ma di allargare questo stile a tutti i fratelli e le sorelle che per motivi diversi hanno bisogno di essere accolti. (don Roberto Ferranti – Direttore Uffici Area Pastorale per la Mondialità – Diocesi di Brescia)

 

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