2 Luglio 2021 – Loreto – Ho ancora negli orecchi il commento del direttore della Società “Dante Alighieri” di Londra, una vera istituzione questa dell’insegnamento della lingua italiana all’estero. Uomo franco, cordiale, molto laico, abituato ad andare direttamente al cuore delle cose. E delle parole.
“L’essenziale sono i valori che vivete, per questo la gente vi ama ancora.” Lo diceva a noi tre, missionari degli italiani all’estero, passando per caso alla parrocchia, in Brixton Road.
“Non sono i riti o le cerimonie,” precisava “sono i valori oggi di cui la gente è assetata. A cui è sensibile, anche se non sembra. La gente guarda, osserva e si rivela esigente, attenta ai valori in chi ha delle responsabilità, nei leaders”.
È vero, i nostri emigrati trovano alla nostra parrocchia un’accoglienza a tutte le ore, un’empatia che li fa sentire in famiglia e spesso un gesto concreto di solidarietà. Dei valori.
A volte, con loro il discorso cade sulla nostra Italia, vista da fuori…. le parole allora si fanno preoccupate. Sentono che non vi trovano più quei valori che avevano conosciuto una volta. Sembrava – prima di questa pandemia – che il “fare il proprio interesse” fosse l’idolo a cui tutto oggi si sacrifica. Da qui la fragilizzazione della situazione dei giovani, del loro affannoso arrivo all’estero, della precarizzazione di tutta una società…
Fare i propri interessi sembrava fosse diventato quasi un paradigma con i suoi eroi negativi. Pareva che tutto quello che si toccasse – come il re Mida per il quale tutto diventava oro – si trasformasse per noi più banalmente in merce, le persone dei clienti reali o potenziali. Tutto si compra, tutto si vende. La pubblicità in TV vi blocca in un dibattito perfino la parola in bocca, perchè ne ha la priorità. Anche per avere un figlio in più, come una merce, si sente esclamare: “No, ci costa troppo!”
I nostri grandi valori di unità, di condivisione, di solidarietà o semplicemente di fiducia e di coraggio nell’avvenire – che i nostri emigranti hanno vissuto come un vero motore nella loro avventura – sembrano essersi sciolti, come neve al sole.
Sembra venuta meno la compassione per il mondo, per le tragedie dei popoli nostri vicini di casa. Il senso dell’altro. La sfida di un avvenire per tutti, da costruire a più mani.
E ritornano in mente indimenticate parole di Chiara Lubich ai sindaci: “La scelta dell’impegno politico è un atto d’amore: con esso il politico risponde ad un’autentica vocazione, ad una chiamata personale. Egli vuol dare risposta ad un bisogno sociale, ad un problema della sua città, alle sofferenze del suo popolo, alle esigenze del suo tempo”.
Scendere in politica da noi sembra quasi scendere in guerra. E i leaders dei capi-popolo, dai toni infuocati, sempre pronti a incendiare gli animi. O a dichiarare guerra agli uomini, che il Dio di Abramo conduce ancora oggi per mano, i migranti. Sapendo che un migrante cerca sempre, in fondo, due realtà vitali ed essenziali per ogni essere umano: il pane e la dignità. E fugge – moltissime volte tra pericoli impensabili – da una terra, dove per lui è impossibile vivere.
Dovremmo, invece, aiutarlo a vivere in un mondo sconosciuto, complesso, duro a volte per lui quale è il nostro. E dovremmo semmai scendere in guerra con realtà patologiche vere, croniche, mali antichi, che corrodono l’anima stessa della nostra bella Italia e che perfino all’estero vi sanno enumerare con sorprendente lucidità! Con la logica perversa dell’esclusione, purtroppo, non si salva il mondo. Nè lo si cambia. Ma lo si stravolge, rendendolo invivibile.
È ora, finalmente, dopo la stagione amara del Covid, ritornare ai nostri valori perduti, al bene comune. Sarà il cammino verso quella terra promessa da Dio, che porta il nome di solidarietà. Di fratellanza. A cominciare dagli ultimi. Vera sfida che ci attende domani, per vivere. P. Renato Zilio – Migrante Marche)