24 Giugno 2021 – Due donne. Una all’inizio della vita, una alla fine. Una di 12 anni, in fin di vita, l’altra malata da 12 anni.
Né l’una né l’altra possono più essere salvate dagli uomini. Ma sia l’una che l’altra sono salvate dall’azione congiunta della forza che emana da Gesù e dalla fede: per la bambina la fede di suo padre, per la donna la propria fede.
La bambina di 12 anni non riesce a diventare donna. Suo Padre, capo della sinagoga ha tutte le prerogative per imporre le mani e benedirla ma si accorge che il suo è un gesto sterile. C’è bisogno di una logica nuova: “vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva”. Solo Gesù può ridonare vita.
L’adulta non riesce a vivere la sua femminilità. Ha avuto a che fare con i medici che le hanno preso tanti beni ma non hanno risolto nulla. Anzi. La sapienza degli uomini l’ha dilapidata e a questa donna non resta che toccare la vita di Cristo: “se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata!”.
Le ‘perdite di vita’ sono esperienze comuni a tutti gli uomini.
Come le affrontiamo? Forse cercando segni improbabili, tipo miracoli promessi dai santoni di turno o risposte analitiche che indagano, spiegano ma non esauriscono il mistero che si nasconde dentro un dolore. Facciamo come i giudei che chiedono miracoli o i greci che cercano sapienza … ma il problema resta: “e mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani (1Cor 1, 22-23)“.
La logica di Gesù è altra. Cristo porta la vita di Dio: un padre deve accettare che il Padre sia Dio e una donna toccandolo, ammette che prima di capire serve un contatto con Lui.
Il problema è incrociare quella vita. È la Sua vita che guarisce la vita. Per questo Dio ce lo ha mandato. Dio non ha creato la morte e non gode della rovina dei viventi, dice la prima lettura. Ha creato le cose perché vivano. La prima chiamata che Dio ci fa è vivere. E noi siamo nati per esistere veramente.
Capire le cose non vuol dire salvarle. Le cose le salva l’unico salvatore.
p. Gaetano Saracino