3 Maggio 2021 – Roma – In base alle stime, al 1° gennaio 2021 gli stranieri residenti nel Paese ammontano a 5 milioni 36mila, in calo di 4mila unità (-0,8 per mille) rispetto a un anno prima. Nel conteggio concorrono a saldo 128mila unità in più̀ per effetto delle migrazioni con l’estero (di cui 174mila iscrizioni e 46mila cancellazioni), 51mila unità in più̀ per effetto della dinamica naturale (60mila nati stranieri contro 9mila decessi), 84mila unità in meno per effetto delle revisioni anagrafiche e circa 100mila unità in meno per acquisizione della cittadinanza italiana. Il dato è contenuto nel Report sugli indicatori demografici presentato oggi dall’Istat.
“Anche se si tratta di valutazioni preliminari, che i dati definitivi potrebbero in parte rettificare – evidenza l’Istituto di Statistica – l’elemento di novità̀ degli ultimi anni è la tendenza alla stabilizzazione della popolazione straniera residente. Peraltro, in assenza di un evento straordinario come la pandemia, una riduzione della popolazione straniera si era già verificata nel biennio 2015-2016, cui aveva fatto seguito una ripresa nel periodo 2017-2019, tutto sommato modesta, se comparata allo sviluppo registrato nei primi 10 anni del 2000”. L’Istat precisa che nel 2020, gli aspetti di carattere giuridico-amministrativo, oltre a quelli squisitamente demografici, rivestono un peso importante nel bilancio complessivo della popolazione straniera. Sia le operazioni di revisione anagrafica, sia le acquisizioni della cittadinanza italiana hanno infatti un volume complessivo tale da ribaltare quello delle dinamiche demografiche “pure” (naturale e migratoria) che per la popolazione straniera rimangono largamente positive. In relazione a tale ultimo punto, l’analisi territoriale del bilancio demografico della popolazione straniera può̀ essere confusa da effetti di natura giuridico-amministrativa. La maggiore riduzione della popolazione straniera si riscontra nel Centro (-8,6 per mille) soprattutto nel Lazio (-11,3 per mille), proprio per una maggiore efficacia di tali effetti. Viceversa, nel Nord, dove pure gli aspetti giuridico-amministrativi sono importanti, la popolazione straniera cresce del 2,4 per mille mentre nel Mezzogiorno si registra una modesta flessione pari allo 0,3 per mille.
Un ricambio demografico che resta negli anni debole determina effetti soprattutto sulla popolazione di cittadinanza italiana, il cui ammontare continua a decrescere di anno in anno, si sottolinea nel Report: dal massimo storico di circa 55,9 milioni di residenti raggiunto nel 2009, ha successivamente avuto luogo un progressivo declino che ha portato alla perdita di 1,6 milioni di individui. Al 1° gennaio 2021 gli italiani residenti sono 54 milioni 222mila, con una riduzione di circa 380mila unità (-7,0 per mille) sull’anno precedente.
Tra i cittadini italiani nel 2020 risultano ampiamente negativi sia il saldo naturale (344mila nascite contro 737mila decessi), sia il saldo migratorio netto con l’estero (47mila iscrizioni contro 96mila cancellazioni). Con segno contrario è anche il saldo per gli aggiustamenti di carattere anagrafico (-37mila) mentre, a parziale compensazione di tali diminuzioni, è presente il solo aspetto delle acquisizioni della cittadinanza italiana (circa 100mila).
Tutte le regioni sono interessate da un processo di riduzione della popolazione di cittadinanza italiana, soprattutto quelle demograficamente depresse o a più̀ forte invecchiamento come, ad esempio il Molise (-12,4 per mille), la Liguria (-11,5 per mille) e la Basilicata (-11,1 per mille).