Vangelo Migrante: IV domenica di Pasqua (Vangelo Gv 10, 11-18)

22 Aprile 2021 – La Resurrezione può sembrare un teorema di difficile soluzione. Le riflessioni delle scorse domeniche ci hanno fatto apprendere con le parole stesse di Gesù che Lui è vivo e vivifica i suoi discepoli: “sono proprio io, toccatemi; (…) guardate; ascoltate; datemi testimonianza”.

Sapere chi è e che esiste è tanto ma all’uomo serve anche vedere dov’è, che fa!

Ce lo dice il Vangelo di questa domenica: “io sono il buon pastore”, letteralmente il “bel pastore”. Immagine disarmata e disarmante ma anche affascinante. Non è estetica ma attrazione che viene dal suo coraggio e dalla sua generosità: “io offro la vita per le mie pecore”. Lo ripete sei volte.

Non solo difende ma offre la vita. E non solo nel Venerdì Santo ma come una madre, ogni giorno, come la linfa che fa crescere i tralci, ogni attimo. Non è interesse è simbiotica necessità.

Ed è necessità anche quella di occuparsi delle pecore che “non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare”. È vita e dà la vita. Per tutti. Ovunque. Non lo decide il gregge, lo decide Lui. E non lo obbliga nessuno. Lui la vita la dà da sé stesso perché l’amore di Dio è fatto così.

La differenza con il mercenario non è morale ma costitutiva: il mercenario non le sente sue. Per il buon pastore sono sue per costituzione. Entrambi escono al pascolo ma uno per un interesse, l’Altro perché possano vivere e basta. Dinanzi al pericolo uno fugge, l’Altro si immola.

In questa appartenenza si fonda l’unità di quel gregge e prende senso ogni briciolo di esistenza che chiamiamo Vita: Lui è dove la Vita comincia, dove la Vita si fa e nel pericolo, non scappa.

Lui c’è. E con Lui c’è Vita per tutti. Nessuno escluso! (p. Gaetano Saracino)

 

 

 

 

 

Facebook:

IV domenica di Pasqua | Vangelo

😇

Temi: