18 Marzo 2021 – Roma – Oggi è la Giornata del Ricordo delle Vittime del Covid 19. In tutto il Paese bandiere a mezz’asta sugli uffici pubblici e un minuto di silenzio, alle 11, in corrispondenza dell’arrivo del premier Mario Draghi a Bergamo, città martire della pandemia. Il momento più solenne sarà la cerimonia che si svolgerà nel capoluogo orobico alla presenza del Presidente del Consiglio. Alle 11 verrà deposta una corona di fiori al Cimitero monumentale della città. Alle 11.15, al Parco Martin Lutero alla Trucca, si svolgerà l’inaugurazione del Bosco della Memoria con la messa a dimora dei primi 100 alberi.
Oltre 103mila i morti finora e tra questo molti i sacerdoti che per il loro impegno fianco dei fedeli si sono ammalati ed hanno perso la vita. Dal 1° marzo al 30 novembre scorso – come ricorda Riccardo Benotti nel volume “Covid19: preti in prima linea” edito da San Paolo – sono stati 206 i sacerdoti diocesani italiani che sono morti a causa diretta o meno dell’azione del Covid-19. A essere coinvolto nella strage silenziosa è quasi un terzo delle diocesi: 64 su 225.La concentrazione delle vittime è nell’Italia settentrionale (80%), con un picco in Lombardia (38%), Emilia Romagna (13%), Trentino-Alto Adige (12%) e Piemonte (10%). Segue il Centro (11%) e il Sud (9%). Il mese di marzo 2020 è stato quello che ha registrato il numero più alto di decessi (99).
Tra questi alcuni sacerdoti impegnati nella pastorale della mobilità umana. Don Giancarlo Quadri, 76 anni, è stato uno dei primi (è morto il 22 marzo scorso), per anni a fianco degli immigrati in Italia e degli italiani all’estero: dal 1989 al 1993 è stato cappellano Migrantes in Gran Bretagna, dal 1993 al 1996 in Marocco, dal 1996 al 2001 collaboratore di Curia a Milano nell’Ufficio Segreteria per gli Esteri. Cappellano delle Comunità di lingua straniera di Milano dal 2000 al 2014, responsabile di Curia per l’Ufficio Migrantes dal 2001 al 2014, cappellano del Centro pastorale per i fedeli di lingua italiana a Bruxelles dal 2014 al 2017. Per la pastorale accanto ai migranti don Quadri era stato chiamato dal card. Carlo Maria Martini. Grazie a lui – ricorda Benotti nel volume – la chiesa di Santo Stefano diviene il punto di riferimento per le comunità straniere presenti in città, prime fra tutte quelle sudamericane e filippine. A Pero, in provincia di Milano, fa esperienza fa esperienza dell’immigrazione interna dall’Italia meridionale. Durate il suo ministero promuove numerose occasioni di dialogo con i musulmani nel nome dell’integrazione e della convivenza.
Impegnato nella pastorale con gli italiani in Belgio mons. Achille Belotti (83 anni), originario della diocesi di Bergamo dal 1974 al 1978 prima di far ritorno in diocesi. Mons. Belotti è morto l’11 marzo 2020 dopo un ricovero di poche ore all’ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo. E ancora don Antonio Audisio, 80 anni, della diocesi di Saluzzo, che, dopo essere stato missionario in Africa, al rientro in diocesi ha seguito la catechesi dei migranti albanesi presenti sul territorio.
Don Leonello Birettoni, di 79 anni, originario di Perugia, per tanti anni a fianco dei più bisognosi come i migranti. E tanti altri.
«Nei mesi di pandemia da Covid-19, sono tornato spesso con la memoria agli incontri che ho avuto la fortuna di vivere con i futuri preti», scrive nella prefazione al volume il card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI: «soprattutto nelle settimane di ricovero, perché anch’io ammalato di Covid, gli “appuntamenti” con le mie esperienze passate sono diventati frequenti. D’altronde, in una stanza di terapia intensiva si è anche agevolati da questa sorta d’introspezione. Ho pensato tanto al nostro donarci come sacerdoti; all’amore ricevuto e a quello donato; a tutte le opportunità di fare del bene non sfruttate. Ho pregato per tutti i malati, ho invocato il perdono per tutte le volte che non sono stato all’altezza». Questi sacerdoti sono stati “pellegrini”, come diceva don Mazzolari, “per vocazione e offerta”. Tanti di loro – aggiunge il porporato – «erano ancora in servizio, altri anziani; erano parroci di paesi, figure di riferimento per le nostre comunità, che hanno contribuito a costruire negli anni. Questo pellegrinare nella storia del loro ministero incrocia lo sviluppo sociale, civile e culturale del nostro Paese. Molto spesso si ha poca coscienza della capillarità delle nostre Chiese locali, nelle grandi aree urbane, ma soprattutto nei piccoli centri. Nelle une e negli altri, il pellegrinaggio di tanti sacerdoti sosta nelle vicende gioiose e sofferte degli uomini e delle donne, fino a diventarne tessuto connettivo. È il filo della memoria che si rinnova nell’umanità». (Raffaele Iaria)