8 Marzo 2021 – Roma – Nel 1977 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite propose ad ogni Paese, nel rispetto delle proprie tradizioni, di istituire la “United Nations Day for Women’s Rights and International Peace”. Molte nazioni adottarono l’8 marzo in quanto già in diversi paesi si celebrava in questa data. La Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, viene associata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita nel 1999 che si ricorda ogni anno il 25 novembre. Dietro queste due date ci sono anni e anni di manifestazioni, di battaglie, di documenti scritti, ma purtroppo ancora in molti luoghi del pianeta le donne fanno fatica a farsi riconoscere i propri diritti, e anche nelle cosiddette società emancipate poche sono le donne che si trovano ai posti di comando. Il dibattito sulla parità di genere è uno degli obiettivi della comunità internazionale messo nella Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Un programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
L’Obiettivo 5 dell’Agenda cita ‘Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”. Problemi che, in alcuni casi, sono ancora più sostanziali nelle donne immigrate come si può leggere nel prossimo numero del mensile della Fondazione Migrantes, “Migranti Press”. “L’immigrazione non è ancora emancipazione per le donne” è il titolo dell’articolo a firma di Laura Zanfrini, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il diritto all’istruzione per tutte le bambine, il contrasto alla violenza di genere, la promozione femminile nel sistema politico ed economico, questi alcuni punti riportati. Facendo riferimento all’attenzione sottolineata da alcuni anni dai “migration studies” in cui a livello internazionale si individuano due tratti distintivi dell’emigrazione femminile: il peso che le donne hanno nei flussi migratori, oggi sono quasi quanti gli uomini; e quanto le donne emigrate hanno spesso da un punto di vista economico valenza positiva, perché le principali produttrici di reddito non solo per le proprie famiglie ma per le economie dei Paesi da dove provengono. Un excursus sulla migrazione per ricongiungimento familiare, la preziosa presenza di alcune immigrate nelle famiglie italiane come le badanti, principalmente dell’Est Europa, la non presenza nel mondo del lavoro per le donne mogli- madri e non impegnate fuori delle mura domestiche, perché provenienti da determinate culture. Il concettò di parità di genere non si può raggiungere se i Paesi ospitanti non offrono migliori opportunità anche alle donne immigrate.