22 Febbraio 2021 – Città del Vaticano – Prima domenica di Quaresima. Quaranta giorni, il tempo dell’attesa, della purificazione. Cifra simbolica: quaranta sono i giorni, e le notti, che Noè trascorre nell’arca durante il diluvio; quaranta i giorni che Mosè passa sul monte Sinai, per accogliere la legge e in questo tempo digiuna. Quaranta gli anni che il popolo di Israele impiega per raggiungere dall’Egitto la terra promessa: «un lungo periodo di formazione per diventare popolo di Dio» diceva Papa Benedetto XVI nella Quaresima del 2012. Il profeta Elia impiega quaranta giorni per raggiungere il monte Oreb dove incontra Dio. Quaranta sono i giorni che Gesù trascorre nel deserto, il luogo del silenzio, e delle tentazioni. Il luogo dove Dio «parla al cuore dell’uomo», dove «sgorga la risposta della preghiera, cioè il deserto della solitudine, il cuore staccato da altre cose e solo in quella solitudine si apre alla Parola di Dio» afferma papa Francesco all’Angelus di ieri.
Mercoledì le ceneri sul nostro capo, inizio della Quaresima, atto che ci ricorda come tutta la nostra esistenza è simile alla cenere, polvere che consuma sicurezze, orgoglio. Polvere come la sabbia del deserto. È nel deserto che Gesù «rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano», come leggiamo in Marco.
Il deserto rappresenta la nostra vita, in un certo senso, con le sue difficoltà e le sue debolezze, con la nostra volontà di ascoltare e la nostra incapacità di resistere alle tentazioni. Il deserto è il luogo del silenzio, della povertà; il luogo dove l’uomo è solo, privato di tutto e bisognoso di tutto. «Ma è anche il luogo della prova e della tentazione – dice Francesco – dove il tentatore, approfittando della fragilità e dei bisogni umani, insinua la sua voce menzognera, alternativa a quella di Dio, una voce alternativa che ti fa vedere un’altra strada, un’altra strada di inganno. Il tentatore seduce». È nel deserto che inizia il “duello” tra Gesù e il maligno che si concluderà con la Passione e la croce, dice il Papa: «tutto il ministero di Cristo è una lotta contro il Maligno nelle sue molteplici manifestazioni: guarigioni dalle malattie, esorcismi sugli indemoniati, perdono dei peccati. È una lotta».
Luogo di morte il deserto, non c’è acqua, non si può coltivare nulla, non c’è vita, e forse viene meno anche la speranza. Eppure, è il luogo dove proprio l’essere privati di tutto porta ad affidarsi totalmente al Signore, diventando così il luogo del dialogo con Dio, come ci ricorda la liturgia. Ricorda il Papa: «nelle tentazioni Gesù mai dialoga con il diavolo. Nella sua vita Gesù mai ha fatto un dialogo con il diavolo. O lo scaccia via dagli indemoniati o lo condanna o fa vedere la sua malizia ma mai un dialogo».
Anche nel deserto non c’è dialogo tra Gesù e il diavolo: questi fa tre proposte e Gesù «non risponde con le sue parole. Risponde con la Parola di Dio, con tre passi della Scrittura». Mai dialogare con il tentatore, ribadisce Francesco, altrimenti saremo sconfitti: «non c’è dialogo possibile» con il tentatore. Così la morte sul Calvario non è la vittoria del diavolo, ma «l’ultimo deserto da attraversare per sconfiggere definitivamente Satana e liberare tutti noi dal suo potere. E così Gesù ha vinto nel deserto della morte per vincere nella Risurrezione», afferma il Papa che dice: «il nemico è lì accovacciato».
Il deserto non è solo territorio presente in alcuni luoghi del mondo, è anche nella nostra vita quotidiana. Non luogo fisico, dunque, «ma dimensione esistenziale in cui fare silenzio, metterci in ascolto della parola di Dio, perché si compia in noi la vera conversione».
Ci sono giornate in cui non siamo capaci di avvicinare l’altro, di tendere la mano a chi chiede il nostro aiuto. Ma è proprio in questo deserto che facciamo la prova dell’ascolto della parola di Dio, quando ci troviamo a rispondere alla domanda di fondo: che cosa conta davvero nella mia vita? «Gesù nel deserto ci ricorda che la vita del cristiano, sulle orme del Signore, è un combattimento contro lo spirito del male». Gesù ha vinto il male. «Dobbiamo essere consapevoli della presenza di questo nemico astuto», afferma il Papa, e dobbiamo «prepararci a difenderci da lui e a combatterlo”. La Pasqua «è la vittoria definitiva di Gesù contro il Maligno, contro il peccato e contro la morte». (Fabio Zavattaro – Sir)