La doppia sfida degli imprenditori stranieri

5 Febbraio 2021 –

Milano – Tornare nel Paese di origine per mettere a frutto quello che si è imparato in Italia, o per realizzare un’idea rimasta troppo a lungo nel limbo delle buone intenzioni. Oppure mettere alla prova il proprio spirito imprenditoriale sul mercato italiano. Sono le aspirazioni di molti migranti di origine africana, che hanno trovato una sponda in un programma di formazione e mentoring finanziato dalla Commissione Europea all’interno del progetto Bite ( Building Integration Through Entrepreneurship) e realizzato in Italia da Etimos Foundation in collaborazione con Fondazione Ismu e E4Impact. Si va da chi vuole aprire in Italia un fast food di prodotti africani a chi punta ad avviare una residenza per anziani in Camerun, un allevamento di pollame in Burkina Faso, o infine importare dal Senegal anacardi biologici prodotti dall’azienda di famiglia. Ma per dare gambe a queste idee bisogna acquisire una capacità imprenditoriale, conoscere le normative, districarsi nei meandri della burocrazia. Ai candidati selezionati è stata offerta la possibilità di partecipare a corsi di formazione a Milano e Padova, grazie ai quali hanno imparato a formulare un business plan e ad acquisire le competenze necessarie sotto la guida di esperti che li hanno accompagnati passo dopo passo a costruire un trampolino da cui spiccare il salto nel mondo dell’ intrapresa. «Sono molti i migranti di origine africana residenti in Italia da lungo tempo che associano uno spirito imprenditoriale a una grande determinazione e possono diventare incubatori di lavoro, qui o nei Paesi di origine, dove molti vorrebbero tornare per contribuire allo sviluppo delle loro terre – spiega Marco Santori, presidente di Etimos Foundation –. I corsi che abbiamo organizzato, della durata di un anno e mezzo, hanno rappresentato per loro una sorta di ‘scuola d’impresa’ che ha offerto conoscenze ed expertise per dare solidità alle aspirazioni che li animano». (G. Paolucci – Avvenire)

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