Vangelo Migrante: XXVIII domenica del Tempo Ordinario (Vangelo 22, 1-14)

8 Ottobre 2020 – In città c’è una grande festa: si sposa il figlio del re, l’erede al trono, eppure nell’affannata città degli uomini nessuno sembra interessato. Gli invitati non accettano l’invito forse perché presi dai loro affari, dalla liturgia del lavoro e del guadagno, dalle cose importanti da fare; non hanno tempo. Hanno troppo da fare per vivere davvero.

Il regno dei cieli è simile a una festa. Un velo di tristezza, invece, aleggia tra le cose umane e, sovente, anche tra quelle ‘religiose’: sono pochi i cristiani che sentono Dio come un vino di gioia; sono così pochi pure quelli per cui credere è una festa e le celebrazioni liturgiche una gioia festiva, non solo di nome.

Ma il re non si arrende e dice ai suoi servi: ‘andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze’.

Se i cuori e le case si chiudono, il Signore, che non è mai a corto di sorprese, apre incontri altrove. L’ordine del re è illogico e favoloso. Fa chiamare tutti, senza badare a meriti, razza, moralità. L’invito potrebbe sembrare casuale e, invece, esprime la precisa volontà di raggiungere tutti, nessuno escluso.

È bello questo Dio che, quando è rifiutato, anziché abbassare le attese, le alza. Non si arrende alle prime difficoltà e non permette, non accetta che ci arrendiamo, con Lui c’è sempre un ‘dopo’.

Un re che apre, allarga, rilancia e va più lontano; e dai ‘molti invitati’ passa al ‘tutti invitati’: cattivi e buoni. Addirittura prima i cattivi. Non perché fanno qualcosa per lui, ma perché lo lasciano essere Dio!

E va oltre l’invito. C’è anche un regalo all’ingresso: una tunica per la festa. Gratuità assoluta e munifica quella del re che, tuttavia, trova un commensale che, schiavo delle forme, delle abitudini, della circostanza e per paura di non essere all’altezza, non indossa quell’abito.

Si, la gratuita generosità di Dio è anche imbarazzante. E noi senza dover corrispondere qualcosa per forza alle attese altrui, non sappiamo stare. Ma Dio chiede solo di lasciargli fare il ‘Suo proprio’. Il ‘Suo’ è solo amore non è pretesa.

Purtroppo la preoccupazione della propria giustizia, impedisce di cedere all’amore!

Si tratta di fare spazio!

 

  1. Gaetano Saracino

 

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