29 Settembre 2020 – Città del Vaticano – Fratellanza come terapia. Come unico antidoto ad un mondo malato, e non solo di Covid. In attesa di “Fratelli tutti”, la terza enciclica di Papa Francesco che verrà firmata il 3 ottobre ad Assisi e diffusa il giorno seguente, ripercorriamo l’abc della virtù che Bergoglio raccomanda come via d’uscita dalla pandemia. E che ha fatto da sfondo alle sue ultime udienze del mercoledì, dedicate alla guarigione dalle “malattie sociali”.
Fratellanza è armonia. “Cercare di arrampicarsi nella vita, di essere superiori agli altri, distrugge l’armonia. È la logica del dominio. Di dominare gli altri. L’armonia è un’altra cosa: è il servizio. Chiediamo, dunque, al Signore di darci occhi attenti ai fratelli e alle sorelle, specialmente quelli che soffrono. Guardare il fratello e tutto il creato come dono ricevuto dall’amore del Padre suscita un comportamento di attenzione, di cura e di stupore. Così il credente, contemplando il prossimo come un fratello e non come un estraneo, lo guarda con compassione ed empatia, non con disprezzo o inimicizia”. (12 agosto 2020)
Fratellanza è opzione preferenziale per i poveri. “L’opzione preferenziale per i poveri non è un’opzione politica, è al centro del Vangelo. Che scandalo sarebbe se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune e alla cura del creato”. (19 agosto 2020)
Fratellanza è distribuzione universale dei beni. “Noi siamo amministratori di beni, non padroni. Quando l’ossessione di possedere e dominare esclude milioni di persone dai beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare”. (26 agosto 2020)
Fratellanza è solidarietà. “Per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme, tutti quanti, nella solidarietà. Ognuno di noi è uno strumento comunitario che partecipa con tutto sé stesso all’edificazione della solidarietà. San Francesco d’Assisi lo sapeva bene, e animato dallo Spirito dava a tutte le persone, anzi, alle creature, il nome di fratello e sorella. La solidarietà è la strada da percorrere verso un mondo post-pandemia, verso la guarigione delle nostre malattie interpersonali e sociali”. (2 settembre 2020)
Fratellanza è amore sociale. “Il coronavirus ci mostra che il vero bene per ciascuno è un bene comune non solo individuale e, viceversa, il bene comune è un vero bene per la persona. E’ tempo di accrescere il nostro amore sociale, contribuendo tutti, a partire dalla nostra piccolezza. Il bene comune richiede la partecipazione di tutti. Se ognuno ci mette del suo, e se nessuno viene lasciato fuori, potremo rigenerare relazioni buone a livello comunitario, nazionale, internazionale e anche in armonia con l’ambiente” (9 settembre 2020)
Fratellanza è prendersi cura. “I nostri fratelli più poveri e la nostra madre terra gemono per il danno e l’ingiustizia che abbiamo provato e reclamano un’altra rotta. Reclamano da noi una conversione, un cambio di strada: prendersi cura anche della terra, del creato. Chi non sa contemplare la natura e il creato, non sa contemplare le persone nella loro ricchezza. E chi vive per sfruttare la natura, finisce per sfruttare le persone e trattarle come schiavi. Potremmo chiamarla la ‘rivoluzione della cura’. Contemplare per curare, contemplare per custodire, noi, il creato, i nostri figli, i nostri nipoti e custodire il futuro. Contemplare per curare e per custodire e per lasciare un’eredità alla futura generazione”. (16 settembre 2020)
Fratellanza è sussidiarietà. “Oggi si ascoltano più i potenti che i deboli. Si ascoltano pù le grandi compagnie farmaceutiche che gli operatori sanitari. Tutti vanno ascoltati, quelli che sono in alto e quelli che sono in basso. Per uscire migliori da una crisi, il principio di sussidiarietà dev’essere attuato, rispettando l’autonomia e la capacità di iniziativa di tutti, specialmente degli ultimi. O insieme, o non funziona. O lavoriamo insieme per uscire dalla crisi, a tutti i livelli della società, o non ne usciremo mai. Uscire dalla crisi significa cambiare, e il vero cambiamento lo fanno tutti. Non c’è vera solidarietà senza partecipazione sociale, senza il contributo dei corpi intermedi: delle famiglie, delle associazioni, delle cooperative, delle piccole imprese, delle espressioni della società civile. Tutti devono contribuire”. (23 settembre 2020)
Michela Nicolais