27 Settembre 2020 – Gaeta – Quando la Chiesa Italiana istituì Migrantes aveva in mente tante famiglie e comunità coinvolte dal fenomeno della mobilità umana, e in modo particolare: gli immigrati stranieri, i migranti interni italiani, i rifugiati, i profughi, gli apolidi e i richiedenti asilo, gli emigrati italiani, la gente dello spettacolo viaggiante, i Rom, Sinti e nomadi. Insomma, fratelli e sorelle da accogliere, proteggere, promuovere e integrare: sono i verbi che papa Francesco indicava già nel suo Messaggio per la Giornata mondiale del rifugiato e del migrante del 2018. Oggi Migrantes vuole sostenere le comunità ecclesiali nella conoscenza, nell’opera di evangelizzazione e nella cura pastorale dei migranti, italiani e stranieri, anche per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti e opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi. Il Papa nel messaggio per la 106ª Giornata del rifugiato e del migrante di quest’anno, che cade oggi, ci ricorda che i migranti sono «come Gesù costretti a fuggire». Per mettere in atto la fraterna accoglienza il pontefice indica una serie di verbi che possono permettere di accogliere: conoscere per comprendere, farsi prossimo per servire, ascoltare per riconciliarsi, condividere per crescere, coinvolgere per promuovere, collaborare per costruire. Conoscere significa andare oltre le urla, le invettive, per leggere, ascoltare, approfondire, non accontentarsi dei talk show che troppo spesso sono più attenti a fare audience che ai contenuti. Ascoltare spinge ad andare oltre gli stereotipi, il pregiudizio, la superficialità. «Quando si parla di migranti e di sfollati troppo spesso ci si ferma ai numeri. Ma non si tratta di numeri, si tratta di persone. Se le incontriamo arriveremo a conoscerle. E conoscendo le loro storie riusciremo a comprendere. Le paure e i pregiudizi – tanti pregiudizi – ci fanno mantenere le distanze dagli altri e spesso ci impediscono di “farci prossimi” a loro e di servirli con amore». Se superiamo questi ostacoli ci accorgiamo che, per esempio, in Italia gli immigrati sono l’8,3% della popolazione italiana, pari a circa 5 milioni di persone; con il loro lavoro contribuiscono per 127 miliardi al prodotto interno lordo italiano, ovvero l’8,6% del Pil totale; versano tasse Irpef per 7 miliardi e contributi previdenziali per 11 miliardi, pagando di fatto 640 mila pensioni agli italiani. Sotto il profilo economico la presenza degli immigrati porta dei benefici garantendo forza lavoro, consumi e anche nuovi investimenti. Analizzando le principali nazionalità, esse rispecchiano sostanzialmente la distribuzione delle presenze in Italia: quattro delle prime dieci sono nazionalità europee (Romania, Albania, Ucraina e Moldavia), quattro sono asiatiche (Cina, Filippine, India e Bangladesh). Sud America e Africa sono rappresentate rispettivamente da Perù e Marocco. Con loro dobbiamo collaborare per costruire, il Papa ci esorta nel messaggio a non «lasciarci tentare da gelosie, discordie e divisioni. E nel contesto attuale va ribadito: Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone. Per preservare la casa comune e farla somigliare sempre più al progetto originale di Dio, dobbiamo impegnarci a garantire la cooperazione internazionale, la solidarietà globale e l’impegno locale, senza lasciare fuori nessuno. La pandemia ci ha ricordato come siamo tutti sulla stessa barca. Ritrovarci ad avere preoccupazioni e timori comuni ci ha dimostrato ancora una volta che nessuno si salva da solo. Per crescere davvero dobbiamo crescere insieme, condividendo quello che abbiamo. Dobbiamo trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, e di solidarietà. Per preservare la casa comune e farla somigliare sempre più al progetto originale di Dio. Senza lasciare fuori nessuno». (Giovanna Maria Ruggieri – direttrice Ufficio Migrantes Gaeta)