27 Settembre 2020 – Torino – “Voi siete portatori di una ricchezza di culture, tradizioni, valori umani e spirituali e civili, che possono arricchire le nostre comunità sia sotto il profilo religioso che sociale. Mai ci stancheremo di predicare a tutti, e con voce alta e forte, che la presenza degli immigrati nel nostro Paese è una risorsa positiva, che non va solo accettata, ma valorizzata in tutti i suoi molteplici aspetti”. Lo ha detto questa mattina l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, rivolgendosi ai migranti presenti nella cattedrale della città per la celebrazione nazionale della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Con il vescovo a concelebrare mons. Marco Prastaro, vescovo di Asti e incaricato Migrantes della Conferenza Episcopale Piemonte e Valle D’Aosta e il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis.
Per il pastore torinese “anche i gravi e complessi problemi sociali, culturali e politici, economici e vitali che investono oggi l’ambito dell’immigrazione vanno affrontati a partire sempre dalla centralità di ogni persona che, al di là delle differenze di cui è portatrice, rappresenta un valore umano, religioso e sociale di grande efficacia e di cui l’intera nostra società abbisogna. La vostra presenza e partecipazione alla vita delle nostre comunità – ha hdetto mons. Nosiglia – è un segno di grande speranza, perché conferma quanto la Lettera ai Filippesi, che abbiamo ascoltato oggi in questa Messa, ci annuncia, invitandoci ad avere gli stessi sentimenti di amore, compassione e carità di Cristo Gesù”. Così – ha quindi aggiunto – il vostro inserimento nel tessuto ambientale, culturale e religioso del nostro Paese non permetterà solo un’efficace integrazione, ma una condivisione, un dare e ricevere gli uni per e con gli altri”. Per i cristiani nessuno deve essere considerato straniero o ospite, ma ogni immigrato – anche chi professa una religione diversa dalla nostra – deve essere “accolto come fratello e sorella, amato da Dio suo creatore, membro effettivo della nostra società civile. La sua presenza va dunque riconosciuta e valorizzata come una risorsa importante basata sull’incontro, sul dialogo, sul rispetto reciproco e sulla fraternità”. Mons. Nosiglia invita, quindi ad “aprire con fiducia questo grande orizzonte dell’universalità della salvezza, che ci invita a considerare ogni popolo ed ogni uomo e donna una ricchezza per tutta l’umanità”. Operare e lavorare per questo vuol dire anche “riconoscere a ciascuno quei diritti fondamentali, che sono propri di ogni persona umana e di ogni famiglia: il diritto al lavoro, alla casa, alla salute, all’istruzione e alla cittadinanza in particolare dei minori nati nel nostro Paese, al permesso di soggiorno e ai diritti che la Costituzione italiana pone a fondamento del vivere civile del nostro popolo. Ai diritti devono corrispondere dei doveri che riguardano l’osservanza di comuni regole di convivenza democratica e pacifica che aborrisce ogni forma di violenza verso gli altri. La morte tragica di don Roberto (Malgesini, ndr), vero martire della carità, ucciso da una persona immigrata che era aiutata e sostenuta nelle sue necessità proprio da questo prete, ci ha lasciati tutti attoniti e sconcertati, ma non possiamo generalizzare il caso. È infatti la persona in quanto tale che commette tali crimini, sia italiana o straniera, che va condannata severamente e messa in grado di non nuocere più alla comunità. Io sono certo, comunque, che se don Roberto potesse farlo lo perdonerebbe e continuerebbe a volergli bene”, ha detto ancora nella sua omelia il presule evidenziando “le radici cristiane e civili, che animano il testo fondamentale dello Stato italiano, sono garanzia di progresso, di giustizia, di fraternità e di pace a cui tutti i cittadini, compresi gli immigrati, sono chiamati a contribuire con le proprie specifiche risorse culturali, religiose e sociali”. Mons. Nosiglia ha pregato il Signore affinché quest’obiettivo “sia raggiunto presto nel nostro Paese e si possa guardare per il futuro ad una società multietnica, realtà positiva e arricchente per tutti. È un auspicio, ma è anche un dovere che la Chiesa ed ogni discepolo del Signore Gesù sono chiamati a perseguire con impegno, operando in concreto sul piano ecclesiale e civile per la sua realizzazione”.
Mons. Nosiglia ha quindi ricordato che la Giornata è stata preceduta da una tragedia che “si ripete ormai da tempo nel nostro mare Mediterraneo: in una settimana ben cinque sono stati i naufragi avvenuti con centinaia di morti adulti e giovani, donne e bambini compresi. E questo fatto -ha spiegato – si consuma nel più assoluto silenzio e indifferenza quasi si trattasse di numeri e non di persone. Possa questa giornata promuovere un sussulto di coscienza da parte di tutti e agire per far sì che tali fatti non si ripetano più”.
Raffaele Iaria