Ragazzi in Gambia

 Milano – Una striscia di terra estremamente sottile si estende verso l’interno del Senegal meridionale per circa cinquecento chilometri. Prende il nome di Repubblica del Gambia e a un primo sguardo alla mappa del continente africano poteva addirittura sfuggire alla vista. Fino a domenica, quando due calciatori gambiani del Bologna ne hanno aumentato la popo-larità stendendo l’Inter a San Siro con un gol a testa. I tiri di Musa Juwara e Musa Barrow che hanno gonfiato la rete di Samir Handanovic simboleggiano la crescita del calcio gambiano, la cui nazionale ha ben figurato nel gruppo di qualificazione per la Coppa d’Africa 2019 in cui gli Scorpioni hanno fermato sul pari i futuri campioni continentali dell’Algeria sia all’andata che al ritorno. Il Gambia (o la Gambia, entrambe le varianti sono accettate) conta molti rappresentanti nei campionati dilettantistici italiani e nei settori giovanili delle società professionistiche. Ben nove militano nelle prime squadre di club di Serie A, B e C: non male per una popolazione di poco più di due milioni di abitanti, di cui circa 23 mila vivono in Italia. Tra loro, ovviamente, Juwara (classe 2001) e Barrow (1998): il destino ha unito le loro strade ma il successo dei due gioiellini del Bologna è il risultato di due percorsi differenti. Il primo, Juwara, è l’esponente più brillante di ragazzi minorenni che negli anni

scorsi hanno attraversato la rotta migratoria del Mediterraneo Centrale per cercare maggior fortuna in Europa. Un reddito pro capite di 2,892 dollari – che relega il Gambia al 159° posto della classifica annuale del Fondo Monetario Internazionale – e, fino al 2017, l’oppressione del regime di Yahya Jammeh sono le ragioni principali dietro al desiderio di abbandonare il paese. Tra i partenti figurano anche Bakary Jaiteh (1996), rifugiato politico transitato per le giovanili della Roma, Ebrima Darboe (2000), centrocampista dei giallorossi convocato per la prima volta da Paulo Fonseca per la sfida di campionato contro il Milan dello scorso 27 ottobre, e Kalifa Manneh (1998), da tre anni al Catania in Serie C. Il secondo, Barrow, è invece una delle scoperte di Luigi Sorrentino, avvocato e rappresentante di calciatori che dal 2012 viaggia regolarmente in Gambia alla ricerca di talenti. Otto anni fa portò in Italia Ali Sowe (1994), il primo gambiano a esordire in Serie A nel 2013 con la maglia del Chievo Verona, squadra a cui approderà un anno più tardi anche Lamin Jallow (1995), attaccante oggi in forza alla Salernitana. A viaggiare spesso con Sorrentino è l’ex responsabile del settore giovanile del Chievo Maurizio Costanzi, passato nel 2014 all’Atalanta. Motivo per cui Musa Barrow ed Ebrima Colley (2000), cugino alla lontana di Omar Colley (1992) della Sampdoria, sono di proprietà della società bergamasca. Nel corso del tempo Sorrentino ha stretto dei rapporti solidi con l’Hawks FC e il Real di Banjul, i due club della capitale gambiana che vantano il maggior numero di promesse, e sottolinea come il movimento calcistico del piccolo paese dell’Africa Occidentale sia “in forte espansione”. Il Gambia, circondato dal Senegal e offuscato dal blasone dei Leoni della Teranga, condivide con il paese vicino molti gruppi etnici, tradizioni e la religione predominante, l’islam. Il presente ci racconta che l’obiettivo è avvicinarsi anche alla sua produzione di talento calcistico. (Alex Cizmic – Avvenire)

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