Hassan: buon esempio di carità

28 Aprile 2020 – Bologna – In periodi come quello attuale raccontare belle storie diventa alquanto difficile. Perché difficili diventano le nostre vite, quelle dei nostri figli, amici, dei nostri cari e genitori. Ma le belle storie ci sono anche in questo momento difficile. Basta solo cercarle. Cercando, ad esempio, noi abbiamo trovato Hassan, 24 anni, occhi castani e sorriso contagioso. Arrivato in Italia nel 2012, è vissuto in comunità per minori per un paio d’anni poi si è mantenuto con lavoretti saltuari fino a quando questi sono venuti a mancare e quindi si è trovato in strada. Hassan Abdul è un ragazzo di origini bengalesi, facente parte da poco più di due anni della Comunità Zoen Tencarari dell’associazione Albero di Cirene odv, che vive presso la casa–canonica di S. Antonio di Savena assieme al parroco don Mario Zacchini, che ogni giorno si preoccupa di fornire un piatto caldo ai senza dimora che vengono a bussare alla porta del n. 59 di via Massarenti. A fronte delle misure prese per contenere la diffusione del coronavirus, infatti, le mense parrocchiali, tra cui quella di S. Antonio di Savena, sono state costrette a chiudere e i volontari, per lo stesso motivo, costretti a rimanere a casa. Da allora Hassan ha deciso di continuare a mandare avanti questo aiuto solidale da solo. “Mi sono detto che in qualche modo dovevamo fare e io, che dovevo rimanere in casa – canonica qui, ero l’unico dei volontari che potesse farlo”.

Da più di un mese, quindi, Hassan, alzatosi la mattina, inizia subito a cucinare per quando sarà l’una; l’ora in cui distribuisce il pasto ai bisognosi. Per evitare l’assembramento il giovane prepara sacchetti contenenti un primo abbondante, un dolce, della frutta e una bottiglietta d’acqua, che vengono consegnati alle persone presso il “cancellone” del campo da basket e consumati in spazi aperti e lontani gli uni dagli altri. Lo stesso Hassan, prima di uscire per la consegna dei pasti, indossa guanti, mascherina e occhiali da sole per ricordarsi di non toccarsi gli occhi. “All’inizio preparavo per una quindicina o una ventina di persone… poi sono diventate 30, 35, 40… E per due settimane sono state costantemente sulle 50 unità, per poi riprendere a crescere e toccare tetti di 60, 65 persone”. Questo aumento considerevole è scaturito, come ci spiega Hassan, dalla chiusura delle altre mense che non hanno avuto gli strumenti per continuare ad aiutare queste persone. I numeri hanno iniziato a scendere recentemente da quando la Caritas ha iniziato a distribuire i pasti del pranzo presso i dormitori della città.

Ma il contributo di Hassan in parrocchia, per la Comunità, non si ferma al servizio della mensa, poiché infatti le sere del venerdì, del sabato e della domenica, egli si occupa di preparare un piatto caldo da portare ai circa cento senzatetto ospitati in due dei dormitori presenti in città. Al termine della nostra chiacchierata il giovane tiene a sottolineare l’importanza di don Mario Zacchini, il primo a dargli fiducia oltre che la possibilità di poter offrire servizio a chi soffre. “Mi fa piacere poter fare qualcosa per gli altri, soprattutto in questo momento in cui chi ha bisogno ha ancora più bisogno. E mi sento bene a farlo forse perché ci sono passato anch’io: sono stato in strada per due anni, prima di essere accolto in casa–canonica, e so cosa si prova a non avere niente”, e cita, rivelandoci il suo desiderio di essere battezzato, un verso della prima lettera di S. Paolo ai Tessalonicesi che dovremmo riportare alla mente: “fate coraggio a chi è scoraggiato, sostenete chi è debole, siate magnanimi con tutti”. (Parrocchia S. Antonio di Savena – BolognaSette)

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