Vangelo Migrante: Venerdì Santo (Passione del Signore, Vangelo Gv 18, 1-19,42)

10 Aprile 2020 – L’abbandono di Gesù al Padre è totale. È il vertice della fede da cui tutto ha inizio. Drammatico, come si può immaginare, ma necessario.

Il Vangelo che viene proposto nella liturgia della celebrazione della Passione e dell’Adorazione della Croce alle ore 15 è quello di Giovanni. Nel giorno più terribile della storia, le tenebre da cui il Figlio di Dio si lascia avvolgere come da un velo, sono luminose e rivelano al mondo il segreto e l’essenza di Dio: “è amore” (1Gv 4,21) ed è crocifisso dalla nostra indifferenza.

Attraverso il cuore aperto del Signore crocifisso passa tutto il nostro dolore e da quel cuore ci viene donato ogni brandello della nostra luminosa umanità.

L’amore non può morire; la tenerezza dell’abbraccio in cui la madre di Gesù viene accolta è il baluardo ad ogni disumanizzazione possibile e temibile.

La morte del Figlio di Dio, e ogni morte, tuttavia, restano un mistero che si può contemplare solo in silenzio. Ma unendo a Quella morte le nostre morti e, in questo tempo in particolare, quelle di tanti fratelli e sorelle che vivono sofferenze personali nel corpo e nello spirito, possiamo chiedere al Padre di riparare le piaghe causate dalla paura e dalla sofferenza della morte versandovi l’acqua dello Spirito che Gesù ha donato morendo per noi.

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