4 Febbraio 2020 – Beirut – Evitare che un’intera generazione di ragazzi si perda nell’attesa di poter tornare nei paesi natii o di potersi stabilire definitivamente in un nuovo paese: è l’ambizione del progetto «Fratelli», promosso in Libano congiuntamente dai Fratelli delle scuole cristiane e dai Fratelli maristi delle scuole, e diventato un punto di riferimento sicuro per tante famiglie e un luogo di incontro per molti ragazzi. Il progetto ha preso il via nel 2016 con l’obiettivo di accogliere bambini rifugiati provenienti dalla Siria e dall’Iraq e bambini libanesi vulnerabili. Sono due i centri socio-educativi che ospitano i ragazzi, uno a Beirut e l’altro a Rmeileh, nella periferia della città di Saida. I centri, attualmente, assistono più di 600 bambini e giovani al giorno, dai tre ai quindici anni, che normalmente partecipano dal lunedì al sabato ai diversi programmi educativi organizzati.
Il progetto «Fratelli», spiegano i lasalliani, fornisce istruzione a coloro che altrimenti non avrebbero accesso all’educazione formale, aiuta i rifugiati che frequentano il secondo turno pomeridiano istituito dal governo specialmente per loro, e prepara coloro che hanno i requisiti per l’ammissione nelle scuole pubbliche, attraverso un test d’ingresso. La scuola, seppure non ufficialmente riconosciuta dal governo libanese, è strutturata come se lo fosse: inizia alle 8.30 del mattino e va avanti fino a pomeriggio inoltrato tra lezioni di alfabetizzazione, matematica e inglese a cura degli educatori, senza dimenticare momenti di animazione e supporto psicologico garantiti da volontari locali e studenti delle scuole mariste e lasalliane di Beirut. L’insegnamento, spiegano i religiosi, è ispirato ai valori di pace, giustizia, fraternità e speranza che animano le due congregazioni, e coinvolge persone di ogni religione.
«Tutta l’opera educativa e sociale che si fa qui — spiega un’educatrice del programma — contribuisce ad alleggerire i compiti delle istituzioni locali. Si selezionano i bambini pronti per iscriversi alla scuola pubblica e si dà supporto scolastico agli altri, ma soprattutto si lavora per normalizzare situazioni di stress, si mette a disposizione un luogo sicuro dove divertirsi e socializzare. Si offrono inoltre stimoli sani a bambini e ragazzi che altrimenti starebbero per strada senza nulla da fare: una situazione ad alto rischio dal punto di vista sociale».
Gli effetti positivi di quest’opera su un paese messo a dura prova dalla presenza di un milione e mezzo di profughi sono evidenti per molti libanesi, e questo spiega il perché questo progetto riceve una buona accoglienza sia a Rmeileh che a Beirut. E non solo da parte della comunità locale: i programmi educativi e sociali di «Fratelli» sono in linea con le indicazioni delle autorità ministeriali competenti e dell’Unicef, anche se privi di riconoscimento formale, per il momento.
Infine, un progetto educativo efficace deve anche offrire supporto alle famiglie e opportunità di formazione alternative alla scuola; ecco il motivo che ha spinto il progetto «Fratelli» a proporre corsi di informatica e di taglio e cucito per gli adulti. Giovani e madri di famiglia grazie a questa iniziativa hanno acquisito competenze utili per dare sostegno economico alla famiglia, trovando inoltre un luogo dove socializzare, sia tra di loro che con i propri insegnanti.