22 Gennaio 2020 –
Roma – I quattro verbi – accogliere, proteggere, promuovere, integrare – utilizzati da Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2018 “declinati” tutti insieme costituiscono “un programma sociale completo”. Lo ha detto oggi pomeriggio il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, intervenendo al Senato all’incontro sul tema “Promuovere ed integrare”. Un programma – ha spiegato il porporato – che c’interpella nel “profondo” e “rappresenta un mandato inderogabile per noi come Chiesa, e per chi, come noi, ambisce non solo a stare vicino a chi è momentaneamente in una situazione di fragilità o disagio, ma vuole comunque riconoscere in ogni persona le capacità e i talenti di cui è portatrice. A ciò si lega – ha spiegato il porporato – il desiderio di mantenere una società e una comunità umane e accoglienti, dove le differenze possano costituire un reciproco arricchimento, e le difficoltà essere una sfida per riuscire a farcela assieme”.
I quattro verbi – ha detto il card. Bassetti – “non rivestono un’importanza solo per i migranti e i rifugiati, ma costituiscono un atteggiamento e una capacità che dovremmo avere per chiunque abbiamo di fronte – e indipendentemente dal luogo in cui sia nato -, nel momento in cui lo riconosciamo semplicemente come una persona in difficoltà e nostro prossimo. A volte pare che in questo Paese, specie negli ultimi anni, si sia rimasti un po’ fermi. A volte non riusciamo neanche a dare compimento ai primi due verbi indicati dal Papa: accogliere e proteggere”. Per il presidente dei vescovi italiani, occorre “non avere timore di ribadire che ogni vita è sacra e, se in pericolo, va salvata sempre, ‘senza se e senza ma’”. Per questo è “doveroso realizzare una condivisione delle responsabilità tra tutti i Paesi europei, che faccia sì che i compiti non ricadano solo sui Paesi di primo arrivo: questo obiettivo va perseguito in sede politica, e mai può portare al rifiuto del soccorso e della prima accoglienza di chi è in pericolo”. Tuttavia – ha detto ancora il card. Bassetti – “fermarsi a questi due verbi – accogliere e proteggere – senza portare avanti in contemporanea e da subito anche gli altri due, ovvero promuovere e integrare, non ci porta lontano. Perché la tutela immediata della vita è cosa ben diversa da dare la possibilità di ricostruirsi una nuova vita nel Paese di asilo”. Per questo la contrapposizione “porti chiusi – porti aperti” è – ha detto ancora – “un falso dilemma: si tratta piuttosto di capire cosa accade a queste persone una volta arrivate in Italia. È, infatti, proprio il dare seguito al promuovere e all’integrare che rende possibile realizzare il contributo più significativo alla costruzione di un Paese capace di riconoscere e valorizzare le differenze, affermando pari diritti e pari dignità. Prima che giuridica o economica, la questione migratoria è una questione di verità, rispetto e dignità. Occorre – ha quindi proseguito – riallargare lo sguardo e aiutare tutti a capire perché tanta gente sia costretta a fuggire in condizioni così tragiche, e cosa accade loro una volta arrivati in Europa”. Secondo il card. Bassetti il “vero” problema oggi non è il numero dei migranti, che negli ultimi anni non cresce più, ma la “cattiva accoglienza”, che fornisce “sì un tetto e del cibo, ma solo quelli, senza favorire l’incontro con il territorio e senza prevedere almeno una qualche forma d’integrazione, come ad esempio corsi di lingua, corsi professionali ecc”. In tal modo, all’uscita da questa accoglienza “povera”, i migranti, “privi di strumenti per orientarsi nella società, vengono di fatto sospinti verso la marginalità e l’irregolarità, che alimentano la paura e l’ostilità da parte di molti cittadini italiani”.
Per il presidente della Cei il vero problema è “la grande quantità di persone presenti nel nostro Paese senza titolo di soggiorno (si stima siano fra le 600mila e le 700mila), o con un titolo di soggiorno che però non possono più rinnovare anche se hanno, nel frattempo, trovato un lavoro. Persone che non sanno dove andare e cosa fare, diventando così facile preda dello sfruttamento e della criminalità. E, purtroppo, gli ultimi interventi legislativi non sembrano sufficienti a ridurre tale cifra”. D’aquila l’auspicio che si possa trovare “presto una soluzione più appropriata e più equa, tenendo conto delle convenzioni internazionali, del rispetto dei diritti umani e delle chiare indicazioni date dal Presidente della Repubblica. Ma, soprattutto, crediamo nella necessità di ridare al nostro Paese un sistema di accoglienza integrato e diffuso, adeguato alle sfide che abbiamo davanti: non devono esistere parcheggi o ghetti”. Il card. Bassetti auspica anche “percorsi più agevoli di accesso alla cittadinanza, soprattutto per quei minori nati da genitori stranieri in Italia, che frequentano le nostre scuole e abitano le nostre città, già italiani di fatto ma ancora privi degli stessi diritti e doveri dei loro coetanei”. L’incontro di oggi al Senato diventa “segno”: una na giornata in cui – Stato e Chiesa, insieme – “proviamo a inquadrare due aspetti sostanziali: da un lato, sottolineiamo la ricchezza culturale e religiosa che contraddistingue il nostro Paese; dall’altro, proviamo ad ascoltare e a dare risalto alle esperienze positive che hanno saputo accompagnare i migranti in una maniera non assistenziale, così da metterli in grado di dare il loro contributo alla crescita della società dove vivono”. Da qui l’augurio per “un lungo percorso di scambio e confronto in cui lo Stato e la Chiesa, nel reciproco rispetto di diritti, doveri e competenze, possano sempre più accompagnarsi e stimolarsi a vicenda”. (R.Iaria)