Cefalù: lettera del Vescovo ai giovani emigrati

2 Gennaio 2020 – Il vescovo di Cefalù, mons. Giuseppe Marciante ha scritto, alla vigilia del nuovo anno, ai giovani emigranti della diocesi con un appello diretto: “permettetemi di lanciare un appello diretto a voi giovani, a voi nuove famiglie che formate l’esercito degli emigrati. Aiutateci, adesso, voi che avete vissuto sulla vostra pelle la Via Crucis dell’esodo, a trovare vie e soluzioni che riescano a offrire prospettive di futuro per le nuove generazioni. Parlateci di voi, delle vostre esperienze di lavoro, dell’humus di cui bisogna nutrirsi per far germogliare semi spendibili sul terreno del nostro territorio e renderlo ancora più fertile. Aiutateci – ha scritto mons. Marciante – a trovare e a utilizzare gli ‘insetticidi’ più potenti per far morire le diverse forme di ‘zizzania’ che rappresentano le alternative o il rifugio alla mancanza di lavoro: la ragnatela del gioco d’azzardo e il ‘vagabondaggio’ in rete”. Il vescovo ha chiesto di essere aiutato a “saper leggere e a individuare le metastasi che soffocano i sogni di quanti ancora restano nei nostri paesi. Additateci dinamiche che aprano le porte a progetti onesti, puliti, nobili. Fatevi nostre guide nell’indicarci la sapiente corsia del dialogo, del confronto con imprese, cooperative, istituzioni, scuole di formazione capaci di frenare l’emorragia del nostro capitale umano, delle nostre intelligenze, dei nostri talenti”. In questi ultimi mesi, in Sicilia sono sorti dei movimenti che “testimoniano il categorico rifiuto di ogni possibile forma, anche non voluta, di inerzia, di passività, di rassegnazione che potrebbe trasformare a breve le nostre comunità in silenziosi cimiteri”. A Palermo è sorto il movimento delle “Valigie di cartone”, come quello degli studenti “Si resti, arrinesci” che ha organizzato a Petralia Soprana, una fiaccolata per togliere il guinzaglio all’arresto di progetti che potrebbero valorizzare e sfruttare le risorse naturali, culturali e umane che ci circondano. “Con lucido coraggio – scrive il vescovo ai giovani – avete vissuto e continuate a vivere l’esperienza dello sradicamento e del trapianto in ambienti nuovi e diversi. Vivete esperienze che sicuramente danno ‘luce’ ai vostri sogni, per molti meritata e gratificante realizzazione di anni di studio – dice ai giovani emigrati dai paesi delle Madonie –. Sono certo che queste fughe quasi obbligate hanno comportato anche lacrime amare. Il sapere che numerosissimi siete ritornati per stare con le vostre famiglie e celebrare le feste natalizie tra le mura delle parrocchie che vi hanno generato e cresciuto mi ha veramente commosso”. “La vostra presenza ha tolto dalle nostre bocche parole di tristezza, di rassegnazione. Voi ci invitate a dialogare con la storia, con il presente, a non rimanere immobili”, aggiunge mons. Marciante che rivolge un pensiero anche a chi non è riuscito a tornare: “qualcuno è stato impedito dai prezzi da capogiro dei biglietti aerei, soprattutto per chi dal Nord si sposta verso Sud. Strategie alle quali faccio enorme fatica a dare delle risposte ma che non possiamo tollerare nel silenzio”. “Mi piacerebbe – conclude mons. Marciante – incontrarvi tutti, possibilmente durante il periodo estivo, per poter dare inizio a un cammino sinodale e solidale che ci veda coinvolti, vicini gli uni agli altri, per annullare le distanze geografiche che ci separano e diventare i protagonisti di una feconda condivisione di idee, proposte e riflessioni capaci di far rifiorire questo nostro amato angolo di Sicilia”. Da qui l’invito ad iniziare un dialogo: “ i sogni ci aiutano sempre a farci camminare. Se si sogna in tanti, anche se il cammino è lungo e talvolta insidioso, la meta non appare più irraggiungibile ma incredibilmente vicina!”. E l’augurio di un nuovo anno “all’insegna della Speranza del rientro per chi è lontano e della consapevolezza, per chi vive ancora nelle nostre comunità, che questa nostra terra può diventare sempre più madre accogliente”. (R.I.)

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