15 Dicembre 2019 –
Città del Vaticano – Papa Francesco, dopo la recita dell’Angelus, durante il quale ha benedetto i Bambinelli che i ragazzi di Roma hanno portato in piazza, nel primo pomeriggio ha voluto presiedere una celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro con la comunità filippina della Capitale in occasione del primo giorno della tradizione religiosa filippina del Simbang Gabi, “Messa della Notte” e che segna l’inizio della novena in preparazione al Natale. Si tratta di una delle tradizioni più antiche dei fedeli cattolici filippini e che coinvolge milioni di comunità residenti in varie parti del mondo.
Viene chiamata anche in altri modi nella tradizione cattolica filippina perché, in genere, la messa viene celebrata all’alba. Quindi “Messa del Gallo” oppure “Messa del sacrificio per la difficoltà che spesso hanno i fedeli a partecipare perché è difficile, per quanti lavorano, alzarsi all’alba ogni mattina. La vostra fede “sia lievito nelle comunità parrocchiali alle quali appartenete oggi”, ha detto il Papa rivolgendosi ai circa 7mila fedeli presenti in Basilica: “siamo chiamati ad essere fermento in una società che spesso non riesce più a gustare la bellezza di Dio e a sperimentare la grazia della sua presenza”.
Il papa, applaudito dai fedeli, ha anche ricordato che nelle Filippine, da secoli, esiste questa novena in preparazione al Santo Natale chiamata Simbang-Gabi. Negli ultimi decenni “grazie ai migranti filippini, tale devozione ha superato i confini nazionali ed è approdata in tanti altri Paesi. Da anni si celebra Simbang-Gabi anche nella diocesi di Roma, e oggi la celebriamo insieme qui, nella Basilica di San Pietro”, ha detto il pontefice sottolineando che “attraverso questa celebrazione ci vogliamo preparare al Natale secondo lo spirito della Parola di Dio che abbiamo ascoltato,
rimanendo costanti fino alla venuta definitiva del Signore, come ci raccomanda l’apostolo Giacomo. Ci vogliamo impegnare a manifestare l’amore e la tenerezza di Dio verso tutti, specialmente verso gli ultimi. Siamo chiamati ad essere fermento in una società che spesso
non riesce più a gustare la bellezza di Dio e a sperimentare la grazia
della sua presenza”.
A salutare il papa, a nome della comunità cattolica filippina residente a Roma, p. Ricky
Gente, cappellano della comunità che ha voluto sottolineare, dopo averlo ringraziato per questa celebrazione, che da “recettori della fede i filippini sono oggi, anche come migranti, veri e propri discepoli missionari: “l’accoglienza che riceviamo qui nella Basilica di San Pietro incarna il messaggio evangelico: ‘Ero straniero e mi avete accolto’. Lei è Pietro, il vescovo di Roma, il nostro vescovo, che ci fortifica e ispira nella fede con il messaggio di accogliere, proteggere,
promuovere e integrare migranti e rifugiati come noi nella Chiesa”. “Abbiamo colori della pelle
diversi – ha quindi aggiunto – culture e tradizioni diverse, ma siamo come l’arcobaleno colorato dell’amore e la misericordia di Dio, Padre di tutti noi”.
E’ la prima volta che questa celebrazione – che si svolge da quattro anni nella basilica du San Pietro – è stata presieduta dal pontefice. La comunità filippina è molto numerosa in Italia e a Roma. Nella Capitale – dove ci sono oltre 60 cappellanie cattoliche filippine – si ritrovano, nei momenti importanti, nella Basilica di San Pudenziana a loro affidata nel 1991, anno in cui Giovanni Paolo II eresse la cappellania cattolica filippina. Qundi tra due anni la comunità festeggerà il trentesimo anniversario della sua presenza a Roma con una serie di iniziative
Il promo incontro di questa comunità con papa avvenne proprio con Giovanni Paolo II nel febbraio del 2002. Per loro, quella volta, si aprirono le porte dell’Aula Paolo VI.
“Sarà un momento importante per tutte le comunità e i fedeli filipponi che vivono e lavorano oggi a Roma e in Italia”, dice a www.migrantesonline.it il Direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma che oggi era presente in Basilica come in ogni momento importante delle varie comunità etniche di Roma. “Momenti come questi aiutano – aggiunge – a dare un messaggio positivi di comunità che vivono una loro fede in un contesto che non sentono ‘straniero’ ma loro: nessuno è straniero nella Chiesa e speriamo anche nella società. Il papa era molto contento di questo momento come lo era stato già domenica scorsa con la comunità congolese”. Sono “esempi belli” per tutta la comunità che giorno per giorno vive una propria fede e che oggi viene aiutata nel riscoprirla attraverso proprio le parole del pontefice. Una comunità come tutte le altre, che vanno “sostenute” e “accompagnate”, conclude mons. Felicolo. (Raffaele Iaria)