Quei santi avvolti in una coperta isotermica

4 Novembre 2019 – Città del Vaticano – Brigida, Gaudioso, Patrizia e Restituta non sono solo santi. Sono i Santi Migranti che Massimo Pastore, fotografo napoletano, porta in giro per l’Italia e per il mondo come simbolo di accoglienza e umanità. Avvolti in una coperta isotermica, non invadono né giudicano. Rimangono, iconici nel poster che li raffigura, in attesa di una riflessione. Perché, sì, il loro scopo è proprio quello di arginare l’indifferenza.

Già presenti a Bruxelles, Riace, Lampedusa, Cosenza, Roma, Napoli, Matera e Venezia, questi Santi Migranti sono diventati gli assoluti protagonisti dell’installazione artistica a cui Pastore ha dato vita per scatenare una reazione, un confronto sulle attuali politiche anti-migranti tra gli abitanti di borghi, paesi e grandi città. «Attraverso le mie rappresentazioni fotografiche — racconta l’artista partenopeo — tento di sottolineare che quello migratorio è un fenomeno antico. Basta aggiungere una “esse” per rendere positivo un discorso considerato il più delle volte negativo».

Gli “anti” di oggi, dunque, sono i “santi” di ieri: Brigida, ad esempio, donna di pace e compatrona d’Europa, dalla Svezia migrò a Roma a seguito della morte del marito; Patrizia, invece, partì da Costantinopoli per sfuggire a un matrimonio combinato dal padre, arrivando, così, a Napoli, per diventarne una delle sante più amate. E poi c’è san Gaudioso, patrono del Rione Sanità, che, come santa Restituta, scappò alle persecuzioni dei turchi contro i cristiani e, dopo la traversata in mare, approdò in Italia.

«Si tratta di storie che s’intrecciano a quelle di donne e uomini della contemporaneità. Lo dimostra — aggiunge Massimo Pastore — la stessa Restituta, la santa patrona di Ischia che s’imbarcò su un mezzo di fortuna e, sull’isola, secondo certe leggende, non arrivò viva. Ecco: quello che le accadde è analogo alla sfortunata vicenda di Ester Ada».

Il 16 aprile del 2009, infatti, un’imbarcazione in difficoltà viene soccorsa dal mercantile turco Pinar che, a 25 miglia a sud di Lampedusa, è bloccata nelle acque da un braccio di ferro tra governo maltese e governo italiano. Solo quattro giorni più tardi i migranti vengono accolti sulla terraferma, in Sicilia. Tra i corpi trasferiti c’è pure quello senza vita di Ester Ada. Nigeriana, diciottenne, restituita dal mare.

«Il progetto — tiene ancora a sottolineare Pastore — non vuole diventare uno strumento politico. Vorrei soltanto che la fotografia interagisca con la polis, con la comunità». Sarà proprio la comunità, del resto, a decretarne il tempo di permanenza. «La stampa, fissata con colla ad acqua su muri o pareti, è facilmente rimuovibile. Motivo per cui — prosegue Pastore — la città non è obbligata ad ospitare il Santo Migrante. A Napoli, per esempio, l’installazione di piazza Bellini è trattata benissimo, i commercianti, addirittura, se ne prendono cura, spostando i motorini che ne impediscono la visualizzazione da parte dei passanti; poi san Gaudioso, sempre a Napoli, grazie a padre Antonio Loffredo, è stato collocato all’interno della Basilica di Santa Maria della Sanità, mentre precedentemente era stato danneggiato in volto a Caponapoli, in corrispondenza dei resti del monastero da lui fondato. A Venezia, a causa dell’umidità, santa Brigida è rimasta un solo mese e la stessa, a Cosenza, ha suscitato un vero e proprio dibattito viste le scritte anonime ritrovate sul manifesto».

Santi Migranti, dietro a cui c’è un gran lavoro di ricerca («Dapprima studio dettagliatamente l’iconografia del santo, poi cerco il modello, realizzo la foto e scelgo il luogo d’aggregazione e il punto di passaggio su cui apporla», dice l’autore), si innesta, inoltre, su un’azione collettiva e di paternità ignota — dal titolo #quiriposa — che si basa sulla collocazione, su selciati e muri pure di diverse località, di manifesti A3 che riproducono le lapidi dei migranti, spesso non identificati, presenti al cimitero di Lampedusa e, ancora, le vicende legate ai terribili naufragi degli ultimi anni, come quello del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 368 persone.

«Frequento Lampedusa da anni — rivela il fotografo — e con l’isola vivo un rapporto di profondo affetto, mi dà tanto dal punto di vista umano. Posso dire che la stessa isola mi ha aiutato a comprendere da vicino cosa significhi accoglienza e cosa siano le migrazioni. Da qui nascono i miei Santi Migranti, da qui nasce la volontà di rendere concreta la possibilità che l’opinione pubblica si faccia un’idea di che cosa veramente accada». All’album dei Santi si aggiungono, oltre a un san Francesco di Paola in lavorazione, il patrono dei porti santo Erasmo e, ancora, san Marco, “appiccicato” nella sua Venezia. Tutti, nessuno escluso, narrano una storia quanto mai contemporanea, inclusiva e antidiscriminatoria. (Enrica Riera – Osservatore Romano)

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