Disperati e senza scelta

24 Ottobre 2019 – Roma – Il 93 per cento dei migranti che lasciano l’Africa per raggiungere l’Europa irregolarmente sono disposti a farlo di nuovo, nonostante i pericoli spesso mortali cui vanno incontro. Lo rileva un rapporto delle Nazioni Unite che prova ad analizzare perché coloro che affidano la loro vita ai trafficanti di esseri umani per attraversare le frontiere, decidono di lasciare il loro paese.

L’indagine, realizzata dal Programma dell’Onu per lo sviluppo, che si basa su interviste a 1.970 migranti provenienti da 39 paesi africani stabilitisi in 13 paesi europei, rileva che tutti hanno riferito di essere arrivati in Europa con mezzi irregolari e non per motivi di asilo o protezione.

La ricerca rileva che non tutti i migranti giunti irregolarmente in Europa sono poveri in Africa e soprattutto che molti di loro non hanno un livello di educazione basso. Circa il 58 per cento aveva un impiego o frequentava la scuola e la maggior parte di quelli che lavoravano guadagnavano un salario congruo. Cosa li spinge dunque ad abbandonare la propria casa e gli affetti? “Se hai una famiglia — ha risposto Yerima — devi assicurarti che abbiano cibo, riparo, medicine e istruzione. Ho una bambina. La gente potrebbe chiedersi che tipo di padre sono che sto lasciando mia moglie e mia figlia in tenera età. Ma che razza di padre sarei se rimanessi e non potessi offrire loro una vita dignitosa?”. È la paura della mancanza di un futuro migliore, il timore di essere costretti a vivere in ristrettezze, dunque, che li spinge a partire. Secondo lo studio, circa la metà di coloro che avevano un lavoro in Africa ha dichiarato di non guadagnare abbastanza. Per i due terzi degli intervistati, ciò che guadagnavano o le prospettive salariali nel paese d’origine non ha impedito loro di andarsene. La relazione sottolinea che la migrazione è causata dall’impatto del progresso dello sviluppo in Africa, un progresso irregolare e non abbastanza veloce da soddisfare le aspirazioni delle persone. Gli ostacoli alle opportunità, o la “mancanza di scelta”, emergono da questo studio come fattori determinanti per la decisione di partire di molti di questi giovani.

“Sono le politiche che radicano le persone in povertà, che non sviluppano nulla. Le scuole inesistenti, i servizi per la salute che non ci sono, la corruzione, la repressione, sono questi i problemi che spingono le persone a emigrare”, racconta Serge. Infine, la ricerca affronta il motivo che spinge queste persone a restare in Europa ed è, nella maggior parte dei casi, la vergogna di non riuscire nella loro ‘missione’ di inviare fondi sufficienti a casa. Circa il 53 per cento racconta che ha ricevuto sostegno finanziario da familiari e amici per partire, e una volta in Europa, per circa il 78 per cento inviare denaro a casa è il motivo principale che li spinge a restare. Le conclusioni cui approda l’indagine sottolineano la necessità di continuare ad ampliare opportunità e scelte in Africa, rafforzando al contempo le opportunità di passare dalla migrazione ‘non regolamentata’ alla migrazione ‘regolamentata’, in conformità con il Global compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare. (di Anna Lisa Antonucci – Osservatore Romano)

 

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