Andria: un murales per ricordare le vittime del naufragio a Lampedusa

3 Ottobre 2019 – Andria – Sono stati Daniele Geniale e Roberta Fucci a realizzare sul muro perimetrale della Casa Accoglienza “S. M. Goretti” ad Andria il murales “Si prese cura…”, voluto in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, che si celebra oggi. Era il  3 ottobre 2016, quando nei pressi delle coste di Lampedusa persero la vita in un drammatico naufragio 368 persone, altri 20 risultarono disperse, 155 furono i superstiti, di cui 41 bambini.

“Per la Casa accoglienza “S. Maria Goretti” e per l’Ufficio Migrantes della diocesi di Andria rappresentare un’opera di street art su quei muri che trasudano di umanità significa lasciare un segno evocativo della parabola del buon samaritano – commenta don Geremia Acri -. Infatti, il titolo dell’opera “Si prese cura…” non è casuale, riprende l’intestazione della lettera pastorale del nostro vescovo Mons. Luigi Mansi”.

“La cura nella tradizione cristiana – spiega don Acri – è custodire ed espandere i confini del proprio sé, e la capacità di sentire insieme all’altro, il disagio e la gioia, la sofferenza e la felicità, che implica il riconoscimento della comune umanità a cui tutti apparteniamo. La cura è una postura dell’anima che supera quel senso caritatevole e altruistico della pietà, è un impegno a fare bene per se stessi e per gli altri. La cura è un’attitudine donativo, che si fonda sulla consapevolezza dei propri limiti e sulla nostra condizione di vulnerabilità reciproca con l’Altro. La cura è la leva che apre i nostri cuori perché sottolinea la dimensione affettiva della relazione con le persone e l’ambiente che ci circonda. E oggi è quanto mai urgente ampliare il concetto di cura, e la comunità ecclesiale ha una grande responsabilità, soprattutto quella parte di laici cattolici impegnati nei ruoli pubblici, come la politica e le istituzioni statali”.

Il murales sarà inaugurato domani sera, alle 18.30. “Quello che ho fatto – spiega l’artista Daniele Geniale – è stato narrare la parabola per esprimere la mia idea sull’universalità dei valori intrinseci nei testi evangelici. Il mio approccio è stato quello di attualizzare il breve racconto della parabola, usando gli archetipi contemporanei, che sostituiti alle figure del sacerdote e del levita, hanno la stessa funzione di questi ultimi per l’economia del racconto”.

 

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