10 Aprile 2019 – Bergamo – Sedersi davanti al grande schermo per scoprire un volto diverso delle migrazioni. Ecco il coraggioso obiettivo dell’Integrazione Film festival, che si terrà tra Bergamo e Sarnico dal oggi al 14 aprile e vedrà in concorso 15 opere sul tema dell’inclusione sociale. Attraverso il linguaggio del cinema, così diverso per potenza espressiva da quello dei media televisivi, autori e interpreti provano a raccontare modelli di convivenza possibile fra etnie, culture e religioni. Giunto alla 13esima edizione, l’evento cambia nome (prima si chiamava “C’è un tempo per… l’integrazione”) per sottolineare un deciso salto di qualità, favorito dalla stretta collaborazione con l’associazione cinefila Lab 80 e la Cooperativa Ruah, il braccio operativo della Caritas orobica che accompagna il complicato cammino dei migranti nella società italiana. «Negli ultimi anni l’esposizione mediatica delle migrazioni è stata accompagnata da toni sempre più esasperati – spiega il direttore artistico Giancarlo Domenghini –. Abbiamo deciso di reagire alzando il tiro: siamo nati come rassegna, quando iniziava ad affacciarsi il fenomeno delle seconde generazioni. Oggi l’asticella si alza ed è una sfida sia per noi che per chi fa cinema: a registi e attori chiediamo di anticiparci quanto accadrà, mostrarci la prospettiva positiva dell’integrazione. E le opere in concorso dimostrano che la sfida è stata colta e vinta, nei vari modi in cui i diversi autori si esprimono: chi con l’ironia, chi con la poesia, chi con la provocazione». Registri diversi, finalità identica: usare il cinema come arma di educazione di massa, capace di promuovere nuovi punti di vista che favoriscano comprensione e tolleranza reciproche. Lo spiega bene Laura Resta, responsabile dell’area cultura di Cooperativa Ruah: «Abbiamo scelto di investire risorse per far crescere questo Festival. Vogliamo sensibilizzare la cittadinanza con nuovi racconti e rappresentazioni dell’integrazione tra persone di diversa appartenenza culturale che vivono nello stesso territorio. Il cinema ci consente di affrontare e approfondire il tema dell’integrazione con un taglio nuovo, positivo, culturale e artistico, uscendo così dai cliché emergenziali o socio-assistenziali». Ad aprire il Festival (ingresso gratuito, orari e informazioni su www.iff-filmfestival.com) sarà, fuori concorso, Indovina chi ti porto per cena di Amin Nour, cortometraggio che racconta i dolori del giovane somalo Momo, preoccupato dall’incontro con i genitori della sua fidanzata russa: come reagiranno di fronte alla sua pelle scura? Tra le opere in concorso My Tyson di Claudio Casale, storia di boxe ambientata sullo sfondo della comunità nigeriana di Tor Bella Monaca a Roma, e Il mondiale in piazza (nella foto) di Vito Palmieri: dopo l’esclusione azzurra dai mondiali, nel profondo Sud un gruppo di tifosi organizza un mondiale parallelo: Italia contro squadre composte da migranti. Ma i figli di stranieri nati da noi, si chiede il regista, a quale squadra appartengono? Una bella domanda. (Marco Birolini – Avvenire)