Card. Turkson agli operatori pastorali: portare ai rom la speranza e la ragione di essere i protagonisti del proprio sviluppo umano integrale

9 Aprile 2019 – Città del Vaticano – “Nonostante gli sforzi  congiunti  tra  le varie  istituzioni  ecclesiali  e sociali, intraprese per favorire  l’inserimento delle  popolazioni  rom  nella società e per assicurare la loro  piena partecipazione       ai diritti e  ai             doveri, molto c’è ancora  da        fare”. E’ quanto ha scritto il card. Peter Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, in un messaggio inviato ai partecipanti all’incontro annuale del Comité Catholique International pour les Tsiganes (Ccit) che si è concluso ieri a Trogir, in Croazia e che ha avuto come tema “La missione di ritorno: sorgente di cambiamento”.  In diversi paesi i Rom continuano a “rimanere nelle periferie esistenziali,    emarginati, dimenticati e privi del necessario”, aggiunge il porporato: “penso  a coloro che vivono segregati          nei cosiddetti “campi             nomadi” e nelle banlieue delle città, sotto i ponti e ai margini delle strade, spesso ingannati  e traditi  anche  dai loro conterranei.  Penso  alle  mamme  che  chiedono  l’elemosina con  i piccoli       in braccio, ai ragazzi e alle ragazze  che abbandonano il percorso  scolastico,  spesso costretti  a farlo.  Penso ai padri che vorrebbero assicurare il benessere alle famiglie, ma  nessuno offre loro un’opportunità di lavoro a causa  della  diversità.  Penso, infine, a molti uomini,  donne e bambini  vittime  del traffico  di esseri umani o di altre forme di schiavitù”.

“Cari Amici, prosegue il card. Turkson, voi raggiungete i Rom in tanti luoghi, ma soprattutto  nelle periferie, dove molti non osano o non vogliono andare per paura di umiliazioni o di rigetto: voi vi accostate a loro là dove è necessario rinunciare a se stessi, per farsi pieno dono secondo  la logica  del Vangelo. Agendo  in questa direzione, portate loro la speranza e la ragione di essere  i protagonisti del proprio sviluppo umano integrale,  della crescita nella fede e  della formazione etica e spirituale”. Per il cardinale quanti hanno rapporti di amicizia con questo popolo sono chiamati a impegnarsi anche nella “sensibilizzazione” delle comunità parrocchiali per “rispondere all’invito di papa Francesco ad accogliere, proteggere, promuovere, integrare come i migranti così anche i rom”. La cooperazione con altre istituzioni ecclesiali “aiuta a sfruttare tutte le risorse spirituali e materiali che la Chiesa mette a disposizione per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri e per risolvere più facilmente le cause strutturali della povertà, quindi porta vantaggio alla popolazione rom”. Il Ccit – ha spiegato il card. Turkson, sarà “un autentico dono per la Chiesa e peri Rom se saprà realizzare pienamente il proprio carisma nell’apertura e in sinergia con altre istituzioni”. Parlando poi del tema dell’incontro il porporato ha sottolineato che la missione di ritorno “implica una ricerca di tutto ciò che abbiamo in comune e che permette di conoscerci meglio, di comprenderci a vicenda, superando i pregiudizi e i preconcetti, al fine di costruire unità nella diversità”. Questo nasce in ogni incontro, innanzitutto nell’accettazione dell’altro con tutta la sua realtà e i suoi condizionamenti, nell’accoglienza senza riserve, nel dialogo, nell’apertura alla sua alterità e alla sua gerarchia di valori, nel riconoscere la sua identità e nel permettergli di essere e rimanere se stesso”. (R.Iaria)

Temi: