Modena – “Sono tanti quelli che non vedono i loro diritti rispettati. E tante volte noi facciamo i furbetti: quando vediamo qualcuno che soffre diciamo ‘tanto c’è il paradiso’. Ma se il Signore ci ha dato la vita, è perché anche in questa vita noi potessimo stare meglio, e ci ha chiesto di stare qui per aiutare tutti a stare meglio, per cominciare a rendere questo mondo il paradiso”. A dirlo, ieri mattina, il card. Francesco Montenegro presiedendo, nel Duomo di Modena, una solenne celebrazione eucaristica. Con lui, a concelebrare, l’arcivescovo di Modena-Nonantola, Mons. Erio Castellucci e Il Direttore generale della Fondazione Migrantes, don Giovanni De Robertis.
Il porporato ha parlato della sua esperienza nella diocesi di Agrigento che ha al suo interno l’isola di Lampedusa: un’isola di 5500 abitanti che è arrivata ad ospitare 10mila stranieri. “È normale sentirsi smarriti, ma quando senti le storie e vedi i volti, capisci – ha detto – che quelle persone non stanno facendo una visita di piacere: una donna su un barcone non ha potuto partorire perché lo spazio non era sufficiente. Tutta questa gente che tentiamo di eliminare, sono persone che dobbiamo
guardare: non sono solo pance da riempire, sono uomini che hanno bisogno di vedere riconosciuta la loro dignità. Dobbiamo ritrovare il coraggio di dare senza misurare, dobbiamo rimettere in campo il criterio della solidarietà”. Gesù – ha perseguito il cardinale – nel suo testamento “ci ha lasciato due doni: l’eucarestia e i poveri. Noi abbiamo tagliato il foglio in due, abbiamo tenuto sul tavolo quello dell’eucarestia e messo nel cassetto quello dei poveri. Così può capitare che vengo in chiesa per incontrare Lui, ma Lui è fuori con la mano tesa e non lo riconosco. Quando il povero si sentirà guardato, forse continuerà ad avere fame, ma si sentirà finalmente un uomo”. (R. Iaria)