Roma – I flussi migratori dall’estero rappresentano una voce importante del bilancio demografico nazionale italiano. Essi hanno contribuito nel corso degli ultimi 30 anni – si legge nel Report del Bilancio demografico nazionale Istat – all’incremento della popolazione residente nel nostro Paese, “controbilanciando la perdita dovuta al saldo naturale negativo e contribuendo a un ringiovanimento della popolazione. Negli ultimi anni, tuttavia, il saldo migratorio è più contenuto rispetto al decennio precedente”.
Gli iscritti in anagrafe provenienti da un Paese estero in Italia sono stati oltre 343 mila nel 2017 (cittadini stranieri nell’87,7% dei casi). Gli italiani che rientrano dopo un periodo di emigrazione all’estero sono oltre 42 mila, in crescita rispetto al 2016 di oltre 4 mila unità. Hanno lasciato il nostro Paese – secondo l’Istat – nel 2017 circa 155 mila persone (di cui quasi 115 mila di cittadinanza italiana), con una flessione di quasi 2 mila unità rispetto al 2016, relativa all’emigrazione di cittadini stranieri, mentre è stabile il numero di emigrati italiani. Tra questi è in continuo aumento il numero di italiani nati all’estero: più di 27 mila nel 2016 e circa 32 mila nel 2017 (dato provvisorio). Si tratta prevalentemente di cittadini di origine straniera che emigrano in un Paese terzo o fanno rientro nel Paese d’origine dopo aver trascorso un periodo in Italia ed aver acquisito la cittadinanza italiana. Se a questi si sommano anche i figli nati in Italia che emigrano con il nucleo familiare, si raggiungono circa 44 mila persone.
Le analisi condotte sulle Iscrizioni e Cancellazioni anagrafiche per trasferimento di residenza nel 2016 dall’Istat possono presumibilmente confermarsi per il 2017. Emergono alcune “peculiarità nei comportamenti migratori a seconda del paese di origine: i cittadini italiani di origine asiatica emigrano prevalentemente verso un altro paese dell’Unione europea, mentre quelli nativi dell’America Latina mostrano la tendenza a rientrare nel Paese di origine”.