Milano – Dopo mesi col contatore degli sbarchi fermo a poco più di 6mila arrivi dall’inizio dell’anno, l’80 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2016, è di nuovo emergenza umanitaria nel Mediterraneo. Sono oltre 1.400 le persone soccorse nelle ultime 48 ore dalle navi della Guardia costiera e di tre Organizzazioni non governative (la Aquarius di Sos Mediterranee, la Astral di Open Arms e la Sea Watch) presenti in zona Sar ( Search and rescue). Due i naufragi con 11 persone disperse (e quindi morte in mare). L’ultimo ieri mattina, sempre al largo delle coste libiche. Un barcone carico di migranti si è ribaltato ma, fortunatamente, tutte le persone cadute in acqua sono state immediatamente soccorse dalla nave della Guardia costiera italiana e della Ong spagnola Open Arms. Alla fine dell’operazione concitata sono state tratte in salvo 63 persone. Inizialmente si temeva per una donna annegata, le successive verifiche hanno però escluso che vi fossero vittime. Durante i soccorsi, raccontano le Ong, i migranti si sono gettati in mare urlando ‘No Libia’. «Le barche in legno di due piani, come quelle da cui abbiamo tratto in salvo le persone, sono molto pericolose perché possono ribaltarsi con facilità», ha scritto su Twitter Medici senza frontiere.