Roma – Come passare da una società strumentale a una comunità degli uomini? Si chiedeva qualche anno fa il cardinal Martini che affermava: “per ritrovare la comunità degli uomini occorre in ogni caso far realizzare all’uomo la prossimità sintetica nella sua interezza, superando quella scomposizione parcellare delle sue esigenze che per sua natura tende a produrre la società complessa”. Occorre far sperimentare agli uomini e alle donne del nostro tempo la prossimità. È una delle priorità che emerge dal Rapporto annuale 2018 del Centro Astalli, cioè creare spazi e occasioni di incontro tra italiani e rifugiati che restituiscano la dignità di persone a queste ultime e alle prime quel volto umano che stanno sempre più smarrendo. Occorre sfondare quei muri che sempre più si erigono per bloccare chi fugge da guerre, persecuzioni e miseria. Ma per far questo occorre quella creatività a cui ci richiama l’inserto del Rapporto dedicato alla street art . I murales fotografati e raccontati ci aprono alla fantasia sfondando simbolicamente i muri per farci vedere l’oltre dell’alterità umana. Fantasia e creatività dell’umano restituiscono le coordinate entro cui muoversi: l’incontro, mai il muro. Ed è l’incontro con l’altro la priorità che sta alla base del processo di integrazione di cui sentiamo sempre più il bisogno. Integrazione che comincia da un’accoglienza programmata e diffusa che metta al centro le persone, che prosegue attraverso l’accompagnamento dei rifugiati negli spazi del vivere quotidiano rendendo costruttiva la permanenza nei vari territori affinché non sia solo sopravvivenza ma vita vera attraverso la formazione al lavoro, il lavoro stesso e la casa.
Ma integrazione è prima di tutto sensibilità culturale a non uniformare ma a camminare insieme ognuno con la ricchezza della propria diversità. Un noi che ci fa concittadini, prossimi, in una comunità più umana. È la sfida di cui il Centro Astalli si fa promotore da anni ma che oggi diventa improrogabile. Un’urgenza che Papa Francesco ha sottolineato in occasione della Giornata del Rifugiato 2017: “Le loro storie di dolore e di speranza possono diventare opportunità di incontro fraterno e di vera conoscenza reciproca. L’incontro personale con i rifugiati dissipa paure, ideologie distorte e diventa fattore di crescita in umanità, capace di fare spazio a sentimenti di apertura e alla costruzione di ponti”. (P. Camillo Ripamonti)