UnionCamere: dal 2008 ad oggi salita la quota delle aziende guidate da immigrati

Milano – Imprese straniere in Italia, un feeling che non si arresta. Magari mostrando ritmi di crescita inferiori al passato eppure ancora molto vivaci e comunque superiori a quelli delle italiane.

Lo si evince dai dati dell’indagine condotta da Unioncamere-InfoCamere a partire da quelli del Registro delle imprese delle Camere di commercio, sulla presenza in Italia di aziende guidate da persone nate all’estero, con riferimento al secondo trimestre del 2017.

In questo periodo, infatti, il saldo tra aperture e chiusure di ditte guidate da persone non nate in Italia fa segnare comunque un bilancio positivo che ha sfiorato le 7mila unità. Il sistema delle imprese straniere nel Bel Paese supera quota 580mila e, se nel 2011 pesava per il 7,2% sulla globalità delle imprese, nel 2017 la loro incidenza è salita al 9,5%. Un chiaro indicatore di una popolazione immigrata sempre più attiva nello scenario economico della Penisola.

Il commercio è il settore in cui le imprese di stranieri sono maggiormente presenti e annovera all’incirca 208mila imprese, il 36% di tutte le aziende capitanate da stranieri. Segue quello delle costruzioni (132mila, il 23% delle straniere) e dell’alloggio e della ristorazione e, poi, della manifattura, in ambo i casi vicine alle 45mila unità.

E quasi un’impresa “straniera” su tre, equivalente al 31,8%, è artigiana. Guardando alla divisione per aree geografiche emerge che la Regione che attrae maggiormente l’insediamento di imprenditori “foresti” risulta la Lombardia con 113mila realtà, seguita dal Lazio con 76mila e dalla Toscana con 54mila. Analizzando quindi la provenienza degli imprenditori che hanno scelto il nostro Paese come centro del loro business, ai primi posti si trovano Marocco, Cina, Romania e Albania: è da questi Stati che giungono – con riferimento alle sole imprese individuali, le uniche per cui è possibile associare la nazionalità al titolare – le comunità più numerose di imprenditori immigrati. Al primo posto, appunto, il Marocco con 68.482 imprese individuali contate alla fine di giugno. La nazione nord africana è seguita dalla Cina con 51.546 imprese e dalla Romania con 49.020. E da una più approfondita analisi sul territorio emerge che alcuni Paesi hanno di fatto costruito delle vere e proprie patrie imprenditoriali in alcune province italiane: come il caso eclatante dell’Egitto che concentra in provincia di Milano quasi la metà – il 44,7% – di tutte le sue aziende presenti nel nostro Paese; così come il Bangladesh che ha una sorta di “quartier generale” a Roma, dove ha sede il 42,5% di tutte le ditte ideate da cittadini provenienti dallo Stato asiatico. Ma, come si evince dallo studio, anche in altre province del Bel Paese si contano notevoli concentrazioni di attività di una ben definita nazionalità: come con i pachistani presenti a Napoli con un 19,6% e i romeni radicati a Roma con il 15,1%. E i cinesi? Hanno scelto come base per le proprie, più o meno grandi, aziende Milano: la capitale economica del Bel Paese ospita infatti l’11% dell’intera comunità cinese in Italia. E la classifica delle province? Prato, Trieste e Firenze al vertice della lista per percentuale di imprese straniere, Oristano, Potenza e Taranto agli ultimi tre posti. (Paolo Pittaluga)