Istat: famiglie con almeno uno straniero hanno le condizioni economiche peggiori

Roma – Il  gruppo composto da famiglie in cui almeno uno dei componenti è uno straniero è quello che presenta le peggiori condizioni economiche in base al reddito, con uno svantaggio di circa il 40% rispetto alla media nazionale. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Istat presentato questa mattina a Roma. Questo nonostante il fatto che, per titolo di studio della persona di riferimento, questo gruppo è secondo soltanto alla classe dirigente e alle famiglie degli impiegati. Vi rientrano 1,8 milioni di nuclei (7,1% del totale) corrispondenti a 4,7 milioni di individui (7,8% del totale). In oltre un caso su tre si tratta di persone sole o di coppie senza figli. E’ il gruppo più giovane, in quanto l’età media della persona di riferimento è 42,5 anni. Oltre la metà di queste famiglie si trova in condizione di rischio di povertà o esclusione sociale e il 27,2% in stato di grave deprivazione. Per avere una visione più dettagliata delle condizioni di vita dei cittadini stranieri, analizzati per singole cittadinanze l’Istat ha scelto di approfondire altre dimensioni, quali le condizioni di salute, gli stili di vita e la partecipazione culturale. I cittadini stranieri presenti in Italia sono in buone condizioni di salute: circa nove stranieri su dieci (l’89,7 per cento degli uomini e l’86,3 delle donne) hanno – si legge nel rapporto –  una percezione positiva del proprio stato di salute. Le condizioni di salute peggiorano all’aumentare dell’età: infatti, oltre il 90 per cento dei giovani di 14-24 anni è in buona salute (il 95,1 per cento dei ragazzi e il 93,5 per cento delle ragazze), mentre si trova nella stessa condizione l’80,7 per cento degli uomini di 45-54 anni e il 75,8 per cento delle coetanee. Per i cittadini stranieri che si trovano in Italia da più tempo si osserva un peggioramento dello stato di salute: a parità di età, coloro che sono presenti sul nostro territorio da più anni riportano un peggior stato di salute rispetto agli stranieri arrivati recentemente (da meno di tre anni), scrive l’Istat. Questa tendenza può essere spiegata “in parte dal fenomeno del ‘migrante sano’: in genere intraprendono il percorso migratorio i cittadini in buone condizioni di salute”. Tra le principali cittadinanze presenti sul territorio italiano si riscontrano molte differenze: a parità di età sono gli uomini albanesi e moldavi che dichiarano migliori condizioni di salute, mentre i cittadini polacchi e ucraini si collocano all’estremo opposto. Per le donne la percezione positiva della salute è più frequente tra le cinesi, meno tra le ucraine e le moldave. I comportamenti legati al consumo di alcol rappresentano notoriamente uno dei fattori di rischio per la salute: il consumo di bevande alcoliche è più diffuso tra gli uomini stranieri, che presentano percentuali tre volte superiori rispetto alle donne (20,1 per cento tra gli uomini, 7,1 per cento tra le donne).

Il consumo di alcol risulta più elevato tra le persone di età compresa tra i 25 e i 44 anni rispetto alle altre fasce di popolazione; per quanto riguarda le differenze di comportamento tra le cittadinanze, i cittadini provenienti da Romania, Ucraina e Polonia hanno quote di consumo di alcolici più elevate rispetto ai consumi medi. Molto più bassi rispetto alla media i valori per i cittadini provenienti dall’area maghrebina (Marocco e Tunisia, casi in cui “giocano un ruolo importante il divieto religioso e la disapprovazione sociale)” e dall’India. Il consumo di tabacco rappresenta un’altra abitudine dannosa per la salute ed è diffusa nel 23,2 per cento dei cittadini stranieri, che fumano principalmente sigarette (98,0 per cento), quotidianamente in nove casi su dieci. Il fumo di sigarette è più diffuso tra i giovani e gli adulti stranieri, ma si registrano differenti comportamenti tra gli uomini e le donne: gli uomini fumatori sono il 32,4 per cento e le donne fumatrici il 15,1. Gli stranieri presenti da più tempo in Italia presentano percentuali di fumatori più elevate rispetto agli stranieri arrivati più di recente (23,8 per cento per gli stranieri presenti da oltre 6 anni rispetto al 19,8 di quelli presenti da 3 anni o meno).

Un altro aspetto “particolarmente importante e rischioso” per lo stato di salute è l’essere sovrappeso

od obeso, condizione che interessa il 39,1 per cento dei cittadini stranieri (il 48,2 per cento degli uomini e il 31,2 per cento delle donne ). L’eccesso di peso tende ad aumentare con l’età in misura differenziata tra i sessi: oltre la metà degli uomini stranieri di 35 anni e più risulta in sovrappeso od obeso, mentre lo stesso livello di diffusione del problema si registra tra le donne di 55 anni e oltre. L’eccesso di peso è più diffuso tra gli uomini provenienti dalla Moldavia (60,7 per cento), dall’Ucraina (56,5 per cento), dall’Albania (53,8 per cento) e dalla Romania (53,8 per cento), meno tra filippini, polacchi e cinesi (rispettivamente 43,7 per cento, 43,1 e 24,6 per cento). Tra le donne invece il fenomeno è più presente tra le marocchine (43,8 per cento), meno tra le ucraine e le cinesi (23,2 e 17,7 per cento).