Roma – “Gli operatori impegnati nella pastorale migratoria devono pensare agli obiettivi a lungo termine, impegnandosi nella costruzione di città migliori cominciando dalle periferie”. E’ quanto ha detto questa mattina padre Fabio Baggio, Sottosegretario del Dicastero dello Sviluppo Umano Integrale, intervenendo all’incontro annuale dei responsabili della pastorale dei migranti delle grandi Città Europee in corso, fino a mercoledì, a Roma con al centro il tema “Le periferie geografiche ed esistenziali nella mobilità umana”. Facendo un analisi socio-pastorale delle periferie p. Baggio ha sottolineato che quello della migrazione è una “sfida missionaria” che “ nasce spontanea dalla coscienza della necessità di essere una ‘Chiesa in uscita’”. E in questa missione – ha aggiunto il religioso – “non possiamo andare mai da soli, ma sempre come Chiesa, come comunità missionaria”. Occorre andare “dal centro alle periferie”. I missionari possono “caricare le batterie” nel “centro”, ma “devono poi andare nelle periferie”, ha evidenziato il sottosegretario del neo dicastero vaticano ricordando che i “ missionari devono confrontarsi personalmente con la realtà delle periferie per essere credibili, concreti ed efficaci”: “il trucco non serve. Nelle periferie non servono interventi di chirurgia estetica, ma trasformazioni reali tese a un inclusione sociale e dignitosa”. P. Baggio ha quindi rivolto lo sguardo ai gruppi “particolarmente vulnerabili” come i rom e i bambini . “Tra le persone vulnerabili delle periferie – ha spiegato – un’attenzione speciale va ai bambini migranti, rifugiati e vittime della tratta” e ai rom e sinti che “rappresentano gruppi particolarmente vulnerabili tra gli abitanti delle periferie”. (Raffaele Iaria)