Aule separate: no dei ragazzi

Vercelli – “A partire da oggi con effetto immediato, gli alunni con entrambi o anche solo un genitore di origine non italiana seguiranno le lezioni scolastiche in un’aula diversa rispetto a quella del resto della classe”. Dopo la lettura della circolare firmata dalla dirigente scolastica e distribuita a tutti gli alunni, in una mattina qualsiasi delle classi terze della scuola media Pertini dell’istituto comprensivo Lanino di Vercelli, i ragazzi di origine straniera si sono alzati in piedi per uscire e dirigersi verso l’aula d’arte, una sorta di “aula ghetto”. Sono stati i loro compagni di classe ad impedirlo, decidendo all’istante e in modo collettivo di non piegarsi a una tale vergognosa direttiva. In realtà, la circolare era del tutto fasulla, scritta appositamente dagli insegnanti per mostrare, attraverso una sorta di simulazione (un “compito di realtà”, in gergo didattico), che cosa era accaduto quando furono introdotte le Leggi razziali in Italia nel 1938. Gli unici ad essere stati avvisati erano proprio i ragazzi di origine straniera, che si sono prestati a fare la propria parte, interpretando il ruolo di chi “deve andarsene”.

La reazione dei giovani studenti, pronti a tutto per difendere i compagni dall’ingiustizia, ha sorpreso gli stessi professori: “Nessuno di noi – spiega l’insegnante di lettere Patrizia Pomati, ideatrice della provocatoria lezione con la collega Carolina Vergerio – si aspettava una tale sollevazione. Alcune classi hanno voluto seguire i loro compagni scacciati, altri li hanno raggiunti subito dopo, altri si sono messi a cercare ragguagli sul sito del Ministero”. Pur davanti a proteste e pianti, i professori si sono mostrati inflessibili e soltanto dopo un po’, quando tutti si erano raccolti nell’aula d’arte, hanno spiegato il senso dell’attività, chiedendo ai ragazzi di descrivere pensieri ed emozioni vissute. La scuola è impegnata da anni in attività di integrazione, anche con la creazione di un Giardino dei Giusti, per mostrare esempi positivi di chi, davanti alle ingiustizie e ai soprusi, non si è arreso. Spiega la professoressa Pomati: “Cerchiamo sempre di dare concreti modelli positivi, seri e credibili, cui ci si possa davvero ispirare. Ho molta fiducia nei ragazzi, ma a noi spetta dare gli stimoli corretti. La loro reazione alla nostra simulazione mi fa ben sperare per il futuro. E, comunque, neppure nessun genitore è venuto a protestare nei giorni successivi”. La curiosa lezione è stata raccontata nel corso della cerimonia in occasione della Giornata dei giusti, cui era presente anche l’arcivescovo di Vercelli, mons. Marco Arnolfo: “Si pensa che oggi il clima sia ben diverso anche a causa di certi populismi e invece i ragazzi hanno offerto una bella testimonianza a tutti. Da loro è emerso quello che c’è di più sano nell’essere umano, ovvero la solidarietà profonda, l’amicizia e l’accoglienza. Pensiamo sempre che i giovani siano quelli da smuovere, invece stavolta sono stati loro a smuoverci. Anche se stiamo attraversando momenti bui, la speranza non deve mai venire meno”. (Danilo Poggio – Avvenire)