Berlino – Sempre più parrocchie e istituzioni ecclesiali in Germania danno accoglienza ai rifugiati, offrendo loro protezione dal rimpatrio forzato. E questo proprio mentre nel paese infuria il dibattito sulla necessità delle “espulsioni veloci” di migranti senza diritto d’asilo. Il 2016, rispetto agli anni precedenti, ha visto un aumento del cosiddetto Kirchenasyl, una specie di diritto d’asilo nelle chiese e nei luoghi di culto che in genere viene rispettato dalle forze dell’ordine tedesche. Non sono ancora ufficiali i dati per l’anno scorso, ma si prevede un ulteriore aumento per il 2017. Il gruppo di lavoro ecclesiale in materia d’asilo ha rilevato che a metà gennaio di questo anno erano già attivi 323 rifugi per complessive 547 persone, delle quali 145 bambini. Un anno fa, a seguito di un’iniziativa della Chiesa cattolica e della comunità evangelica, si erano registrati 277 ricoveri in edifici ecclesiali con 449 profughi; nel gennaio 2015 si erano avuti 200 rifugi con 359 profughi. I luoghi deputati all’azione di rifugio temporaneo sono chiese, monasteri, conventi ed edifici diocesani. Le sedi ecclesiali svolgono un ruolo di “santuario”, sul modello del New Sanctuary Movement statunitense, nell’opera di protezione temporanea dei rifugiati, per metterli al riparo dal rischio dell’espulsione, e per consentirgli di ottenere almeno il diritto provvisorio alla permanenza in Germania.