Roma – Missioni, congregazioni, Caritas, volontari, parrocchie. La rete degli organismi ecclesiali coinvolti nel fenomeno migratorio è globale e capillare. Ed è ora di serrare i ranghi, di fronte all’aggravarsi delle crisi internazionali, dei mutamenti climatici, dei populismi. Parte il cantiere per un “forum permanente” delle organizzazioni cattoliche che si occupano di immigrazione: avrà riunioni a cadenza biennale, produrrà campagne di sensibilizzazione (anche per le comunità cristiane), promuoverà politiche rispettose della dignità umana. Punto di raccordo ideale, la nuova “sezione migranti e profughi” che papa Francesco ha istituito all’interno del nuovo Dicastero per il servizio per lo sviluppo umano integrale.
È l’ambiziosa agenda che emerge al seminario preparatorio del VI Forum internazionale su migrazioni e pace promosso dal Simn, lo Scalabrini International Migration Network, in corso a Roma, organizzato col Dicastero per lo sviluppo umano e la Fondazione Konrad-Adenaur-Stiftung: oltre 200 rappresentanti di ong internazionali, istituzioni, governi, atenei, oggi in udienza da papa Francesco. E la rete ecclesiale proporrà la realizzazione di un Sinodo sui problemi della mobilità umana, assieme alla stesura di un “rapporto globale” sull’azione della Chiesa nell’ambito migratorio.
Al seminario sfilano le grandi organizzazioni religiose da anni a fianco di chi fugge dalla violenza e dalla povertà. Padre Sandro Gazzola, superiore generale dei Missionari di San Carlo, gli scalabriniani, illustra l’azione in 34 paesi: parrocchie interetniche, missioni, case del migrante, orfanotrofi, campi rifugiati, scuole, case di riposo. Don Martin Lazarte parla dell’azione dei Salesiani che in 133 paesi assistono 1,7 milioni di migranti (di cui 400 mila rifugiati) con una rete di 3.643 scuole, 826 istituti professionali, 85 università, 1.929 oratori, 688 opere sociali, 441 convitti, 2.277 parrocchie.
Il Jesuit Refugee Service è presente in 45 paesi con oltre 2mila addetti: il presidente padre Tom Smolich è preoccupato per i tagli del 70% del bilancio dell’Unhcr nel Darfur.
Concorda sul “fare squadra” suor Gabriella Bottani, coordinatrice di Talitha Kum, network di religiose contro la tratta: «Impariamo dai trafficanti, che lavorano in rete efficacemente». Per monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes e arcivescovo eletto di Ferrara-Comaccio, la sensibilizzazione deve partire dalle comunità cristiane: «Un sondaggio all’uscita della messa rivela che il 54% vorrebbe “gli immigrati a casa loro”». (L.Liverani)