Verso il Natale: è iniziato il tempo dell’attesa

Milano – E’ iniziato ieri l’Avvento, il tempo forte dell’Anno liturgico che prepara al Natale. La Prima Domenica di Avvento apre il nuovo Anno liturgico. Quattro sono le domeniche di Avvento nel rito romano, mentre nel rito ambrosiano sono sei e infatti l’Avvento è già cominciato domenica 13 novembre. Il colore dei paramenti liturgici indossati dal sacerdote è il viola; nella terza domenica di Avvento (ossia, la domenica guadete) facoltativamente si può usare il rosa, a rappresentare la gioia per la venuta di Cristo. Nella celebrazione eucaristica non viene recitato il Gloria, in maniera che esso risuoni più vivo nella Messa della notte per la Natività del Signore.

I nomi tradizionali delle domeniche di Avvento sono tratti dalle prime parole dell’Antifona di ingresso alla Messa. La Prima Domenica è detta del Ad te levavi («A te innalzo», Salmo 24) ; la Seconda Domenica è chiamata del Populus Sion («Popolo di Sion», Isaia 30,19.30); la Terza Domenica è quella del Gaudete («Rallegratevi», Filippesi 4,4.5); la Quarta Domenica è quella del Rorate («Stillate», Isaia 45,8). Il termine Avvento deriva dalla parola “venuta”, in latino adventus. Il vocabolo adventus può tradursi con “presenza”, “arrivo”, “venuta”. Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia. Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto. I cristiani adottarono la parola Avvento per esprimere la loro relazione con Gesù Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera “provincia” denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui. Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi.

L’Avvento è il tempo dell’attesa. Nella Terza Domenica di Avvenire la seconda Lettura tratta dalla Lettera di san Giacomo apostolo richiama alla pazienza e alla perseveranza. L’apostolo si rivolge ai «fratelli», i poveri, per chiedere loro la pazienza nell’attesa della venuta del Signore. Giacomo esige la pazienza; non li spinge alla rivolta. La pazienza non è rassegnazione: è frutto dell’amore, è volontà di scoprire l’altro e di aiutarlo in tutti i modi a liberarsi di ciò che lo aliena — compreso il denaro —. Questo richiede tempo. Tutto ciò evoca la pazienza di chi sa che il Regno di Dio si costruisce lentamente, anche se i profeti lo intravedono. Quindi l’Avvento è occasione per ridestare il senso vero dell’attesa, ritornando al cuore della fede cristiana che è il mistero di Cristo, il Messia atteso per lunghi secoli e nato nella povertà di Betlemme.

Il tempo liturgico dell’Avvento celebra la venuta di Dio nei suoi due momenti: la prima parte del tempo di Avvento invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo; poi, avvicinandosi il Natale, la seconda parte dell’Avvento rimanda al mistero dell’Incarnazione e chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la salvezza di tutti. Ciò è spiegato nel primo Prefazio di Avvento, ossia la preghiera che “apre” la liturgia eucaristica all’interno della Messa dopo l’Offertorio. In essa si sottolinea che il Signore «al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana, portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza». E poi si aggiunge: «Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa». Le letture testimoniano questa suddivisione dell’Avvento. Fino alla terza domenica di Avvento la liturgia si focalizza sull’attesa del ritorno del Signore. Poi marca in maniera più specifica l’attesa e la nascita di Gesù. Così nella Prima Domenica di Avvento il Vangelo (Matteo 24, 37-44) ha al centro le parole di Cristo: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà». Nella Seconda Domenica il Vangelo (Matteo 3,1-12) propone l’invito di Giovanni Battista: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Nella terza domenica il Vangelo (Matteo 11, 2-11) riporta l’interrogativo del Battista a Cristo: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Infine il Vangelo dell’ultima domenica di Avvento (Matteo 1, 18-24) presenta come fu generato Cristo, ossia che nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide. Benedetto XVI ha definito l’Avvento «il tempo della presenza e dell’attesa dell’eterno» e ha ricordato che è «la stagione spirituale della speranza, e in esso la Chiesa intera è chiamata a diventare speranza, per se stessa e per il mondo». Papa Francesco ha spiegato che «il tempo di Avvento ci restituisce l’orizzonte della speranza, una speranza che non delude perché è fondata sulla Parola di Dio. Una speranza che non delude, semplicemente perché il Signore non delude mai! Lui è fedele». Inoltre papa Bergoglio ha invitato il cristiano «a vivere e a testimoniare» la gioia «che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita» esortando a essere «missionari della gioia». Il tempo dell’Avvento ha come icona quella della Vergine. Papa Francesco ha sottolineato che «Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo» ed è «colei che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio, “la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni” (Romani 16,25)» grazie «al suo “sì” umile e coraggioso». La presenza della Solennità dell’Immacolata Concezione – 8 dicembre – fa parte del mistero che l’Avvento celebra: Maria è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta redentiva di Cristo. (Giacomo Gambassi)